19,2 Miliardi di euro il costo della burocrazia fiscale in Italia


Sono i contribuenti titolari di partita iva a pagare in Italia ben 19,2 miliardi di euro ogni anno, per tasse e balzelli. Questo è quello che scaturisce dal terzo simposio internazionale svoltosi a Capri nei giorni scorsi dove sono stati presenti i massimi rappresentanti delle associazioni dei contribuenti dei principali paesi europei. Nello studio sono gli artigiani , i liberi professionisti e le PMI ad essere costretti a pagare una “Tassa Occulta” di ben 5.036 euro all’anno. Un resoconto scaturito da un’indagine KRLS Network of Business Ethics per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani che ha preso in esame varie categorie di costi obbligatori che vanno dalla compilazione della dichiarazione dei redditi, all’ IVA, all’ Intrastat dei sostituti d'imposta, agli studi di settore, al calcolo del redditometro, al disbrigo delle pratiche fiscali, al costo per l'acquisto dei software fiscali e di tenuta della contabilita', alla trasmissione telematica, alla gestione dei crediti fiscali e degli avvisi bonari, alle istanze in autotutela, al contenzioso tributario, agli adempimenti per la privacy e per l'antiriciclaggio ed alla formazione del personale per gli adempimenti in materia contabile e fiscale. Cifre e costi che sono stati messi a confronto con quelli Europei che evidenziano come nel 2010 ogni contribuente Italiano che vuole avviare o mantenere un’attività è obbligato a pagare una tassa occulta di 5.036 euro, cosa che non succede negli atri paesi Europei,infatti, i Francesi pagano 1.320 euro,i Britannici 1.270 euro, i Tedeschi 1.210 euro ,gli Spagnoli 1160 euro, gli Olandesi 1.070 euro ,mentre gli Svedesi pagano solo 850 euro. I costi italiani sono inoltre aumentati nel 2010 del 4% con un riscontro negativo riguardo la qualità dei servizi che risulta ridotto del 18%. L’incidenza della “tassa occulta” sulle aziende è naturalmente in rapporto alla grandezza delle aziende, si nota infatti che le aziende con meno di 5 dipendenti hanno un costo e dell’8,5% del fatturato,mentre quelle con meno di 50 addetti del 7,4%,infine quelle con meno di 250 addetti hanno un’imposizione del 6,8%. Dati che ci fanno capire come sono proprio le microimprese a soffrire maggiormente dell’imposizione della “Tassa occulta”. Dati importanti che presuppongono un cambio di rotta e una riforma fiscale per rilanciare il mondo delle piccole e medie imprese. Tra le soluzioni proposte dall’Associazione Contribuenti Italiani la reintroduzione del concordato preventivo fiscale, già sperimentato in Italia nel biennio 2003/4, che ha dato ottimi risultati, con l'esonero dall'emissione dello scontrino fiscale, degli obblighi di tenuta delle scritture contabili e la determinazione delle imposte sul reddito in maniera preventiva, con delega ai Commercialisti dei poteri di accertamento oggi in capo all'Amministrazione finanziaria, per tutti i contribuenti soggetti agli studi di settore, ovvero con un fatturato inferiore a 7,5 MLN. Altro nodo e ridurre l’inefficienza dell’amministrazione finanziaria che oggi continua ad applicare una miriade di leggi circolari e regolamenti. Occorre in questo senso dare ai Commercialisti maggiori poteri di controllo ed inoltre favorire quello che già avviene in molti paesi europei la “Tax Compliance” che crea un rapporto più equo tra fisco e contribuente.

Maurizio Cirignotta

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