Acqua pubblica ,al popolo l’ardua sentenza


Finalmente il Popolo ha la possibilità di scegliere se l’acqua pubblica dovrà essere gestita da un privato o da un ente pubblico, a sancire le tre richieste i rappresentanti del Forum Italiano per l’acqua che hanno presentato alla corte di cassazione il 31 marzo 2010 i tre quesiti referendari sull’abrogazione di tutte le norme che hanno favorito la fine della gestione pubblica dell’acqua. La raccolta firme dovrebbe iniziare in tutta l’Italia il 24 aprile 2010 ,si devono raccogliere circa 500.000 firme. Questi i 3 quesiti ed il loro significato.
Quesito n.1: «Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n. 99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art. 15 del decreto legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166?»
L'articolo che si vuole abrogare (12 commi) stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. La gestione attraverso SpA a totale capitale pubblico viene permessa solo in regime di deroga (supportata da un’adeguata analisi di mercato e sottoposta al parere dell’Antitrust, ndr), altrimenti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali per poter mantenere l’affidamento del servizio dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015. *
Votando SI si approva la modifica.
Votando NO si lascia invariata la norma attuale.

Quesito n.2: «Volete voi che sia abrogato l’art. 150 (Scelta della forma di gestione e procedure di affidamento) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, come modificato dall’art. 2, comma 13 del decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008?»
L'abrogazione di questo articolo (quattro commi) consentirebbe di intervenire sul problema della gestione diretta del servizio idrico, attraverso forme societarie che siano idonee a svolgere una funzione sociale e di preminente interesse generale. Da questo punto di vista, la mera abrogazione dell’art.23 bis, lascerebbe immutato il panorama di affidamento oggi interamente coperto da SpA, ovvero da società di tipo privatistico (anche quando a totale capitale pubblico). *
Votando SI si approva la modifica.
Votando NO si lascia invariata la norma attuale.

Quesito n.3: «Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?»
La norma che si vorrebbe abrogare consente al gestore di fare profitti sulla tariffa idrica, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. *
Votando SI si approva la modifica.
Votando NO si lascia invariata la norma attuale.

La presa di coscienza di una lotta decennale prende quindi corpo,occorre soltanto che il popolo partecipi a questa grande conquista.

Maurizio Cirignotta

Commenti

Anonimo ha detto…
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