Carburanti alle stelle e il Governo risana le sue casse con le accise


Valutando una realtà basata sicuramente su tanti interessi legati al petrolio, oggi siamo arrivati ad una situazione insostenibile per il cittadino Italiano. Il prezzo del petrolio mantiene infatti da anni un’oscillazione di costo a livello internazionale che lo ha portato da tempo a valori di 90,00 dollari al barile, nell’ultimo periodo però si è notata un’impennata dei prezzi alla pompa,benzina a 1,50 euro(3000 delle vecchie lire) che sicuramente non sono collegati al prezzo del greggio. A subire il maggior rincaro,circa il 21%, il GPL per autotrazione che oggi sfiora gli 80 cent al litro. Il dubbio è concreto qualcuno al governo a trovato il modo di fare pagare al cittadino una nuova tassa ,l’ICC (imposta comune sul carburante), che si aggiunge alle varie accise che si sono accumulate per decenni e che nessuno ha mai levato dal costo totale del carburante. Sembra infatti che proprio su questo bene comune e necessario per la locomozione di tutti che si incentrano gli interessi fiscali dello stato Italiano e dei paesi produttori di petrolio che trovano in questo senso la possibilità di poter gestire a proprio piacimento il prezzo a livello mondiale attraverso una vera lobby. A pagare è sempre il popolo che dovrà sborsare circa 350 euro in più all’anno per spese obbligatorie di locomozione legate alla benzina. Valore che si impenna quando colpisce i pendolari che purtroppo debbono usare l’auto per lavoro. Nessuna cautela in questo senso l’Italia ,infatti, è unica nel suo genere e non permette ai cittadini di questa categoria di effettuare nessuna detrazione in tal senso nella dichiarazione dei redditi, cosa che invece avviene in paesi certamente più avanzati come Germania e Spagna. A chi dare le colpe di questo aumento indiscriminato? Il maggior peso certamente spetta alle accise statali che possiamo considerare storiche visto che si accumulano da ben 75 anni e che basano le loro fondamenta sui vari problemi dell’Italia , si parte,infatti, dalla guerra dell’Abissinia con un aumento di 1.90 lire per continuare con il finanziamento della crisi di Suez del 1956, il finanziamento del disastro del Vajont del 1963, il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966, il finanziamento del terremoto del Belice del 1968 , il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976 , il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980 ,il finanziamento della guerra del Libano del 1983 , il finanziamento della missione in Bosnia del 1996 ed infine il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004,il tutto per la modica cifra di 486 lire pari ai 25 cent di oggi a cui viene sommata anche l’imposta di fabbricazione e l’IVA del 20% per un totale del 52% del costo globale alla pompa. Il prezzo finito comunque è composto anche da altre voci, quali il costo del prodotto raffinato,il trasporto primario,il costo dello stoccaggio,le varie spese d’ufficio e di punto vendita fino ad arrivare al gestore per un totale che si aggira in circa il 30% del prezzo alla pompa. Una cronistoria di imposizione fiscale allarmante per gli effetti che si stanno avendo sulle tasche dei cittadini e sul bilancio familiare, paghiamo e ripaghiamo tasse raggiungendo benzina compresa il 52% dell’imposizione fiscale. In tutto questo marasma impositorio legato principalmente alla Benzina lo Stato Italiano per ogni aumento di 1 centesimo al litro guadagna 20 Milioni di euro al mese,infatti valutando i dati ufficiali dell’Unione Petrolifera del 2007 le entrate dello Stato legate ai prodotti petroliferi sono state di 35 miliardi di euro di cui 24,7 miliardi derivanti dalle accise e 10.5 dall’IVA. Cifre da capogiro che ci fanno certamente rendere conto di tutto quello che stà succedendo nell’ultimo periodo con gli ultimi aumenti. Dalla parte del cittadino alcune Associazioni dei Consumatori che dal canto loro propongono una serie di contropartite primo fra tutti il “Fai da te” che permette in alcuni casi di risparmiare 1,5 cent al litro che si possono trasformare in 25 euro l’anno di risparmio, altra mossa economizzante è quella di fare benzina nelle “Pompe Bianche”,dei distributori senza marchio, ne elenchiamo qualcuna per dovere di cronaca,(Befin (www.befin.it) ,Gazzaniga Petroli ,Enerpetroli (www.enerpetroli.it) , Maremma ,PetroliIes ,Noaloil (www.noaloil.it) ,Dubois, Repsol, Maxcom (www.maxcom.it) , Tuscia Petroli , Facchini , Energia Siciliana ), naturalmente mosche bianche che si nascondono sotto il grande ombrello delle gradi case petrolifere. Tra le proposte invece la completa liberalizzazione del settore petrolifero che forse potrebbe portare dei benefici all’utenza finale. In Europa infine dobbiamo considerare più virtuosi gli Spagnoli seguiti dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dalla Germania che hanno un’imposizione inferiore alla media che si aggira intorno al 57,9%. Possiamo quindi considerare la Benzina uno strumento nelle mani dei vari governi ed alla base del nostro Sistema Economico un valore aggiunto che permette di risanare debiti immani partecipando in maniera integrante ad un ordine costituito Nazionale e Mondiale che oggi colpisce anche i carburanti alternativi.

di maurizio cirignotta

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