Sanità penitenziaria,la Sicilia fanalino di coda


Tra i problemi collegati allo sviluppo ed alla riforma del sistema penitenziario italiano, sicuramente importante il comparto sanità che oggi rappresenta una delle punte di eccellenza delle carceri italiane. La garanzia della salute ,infatti, sancita dall’art.lo 32 della costituzione rappresenta il fulcro portante della sanità penitenziaria. Un’organizzazione che fino ad oggi è stata garantita dal personale sanitario che nell’ambito delle carceri opera in regime di convenzione (parcellisti) ed anche attraverso sanitari del ruolo tecnico (infermieri ecc.) che invece fanno parte integrante del sistema del ministero della Giustizia. Una correlazione di spesa sanitaria che ha sempre pesato sul sistema carcerario rappresentando una fetta importante dei bilanci nazionali dello stesso ministero. Un problema annoso ma certamente non di scarsa rilevanza che ha portato il legislatore a produrre tutta una serie di atti legislativi . A fare da segnapassi nel passaggio al S.S.N. della sanità penitenziaria il D.P.C.M del 1 aprile 2008 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 30 maggio 2008, n. 126) che discipina "le modalità, i criteri e le procedure per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, delle risorse finanziarie, dei rapporti di lavoro, delle attrezzature, arredi e beni strumentali relativi alla sanità penitenziaria" in attuazione dell'Articolo 2, comma 283, Legge 24 dicembre 2007, n. 244. Un decreto che ha quantificato anche le risorse economiche che devono essere trasferite al S.S.N che sono previste per il 2008 in 157,8 milioni di euro,per il 2009 in 162,8 milioni di euro ed infine per il 2010 in 167,8 milioni di euro.Un decreto che però ancora oggi non è stato ratificato dalle varie regioni che come tutti sappiamo in relazione alla legge sul federalismo sanitario 502/92 hanno personale competenza sull’organizzazione della sanità regionale. Un compromesso variegato che sicuramente non darà univocità al sistema sanità è creerà notevoli problemi di identità e trattamento delle varie figure sanitarie che attualmente operano nel pianeta carcere. L’unico problema che attualmente attanaglia le regioni non sono gli operatori ma il budget economico che tale passaggio rappresenta ,vedi l’ultima regione, la Sardegna, che ha votato con riserva il passaggio al S.S.R della sanità penitenziaria, ponendo come limite la garanzia di un versamento nelle casse regionali di circa 5 milioni di euro. Tra le regioni che invece hanno ad oggi rappresentano un vero progetto pilota, la Toscana che ha approvato in data 30 agosto 2010 una piattaforma che possiamo considerare di riferimento nazionale, specie per la chiarezza sui contratti del personale sanitario penitenziario. Concetto importante, non seguito da altre regioni , è la mancata presenza di un tetto orario settimanale (art.2 L.740/70 e art.6 L.296/93). Riguardo la professione medica gli stessi possono rimanere fino ad esaurimento con la tutela della legge 740/70 e per chi vuole passare al S.S.R si dà la possibilità di inserimento nella medicina dei servizi con tutte le implicazioni normative e giuridiche. Il personale paramedico (parcellista) ,invece, viene assorbito in taluni casi dal S.S.R attraverso un’iniziale contratto triennale a tempo determinato ,sicuramente rinnovabile. Non dobbiamo dimenticare gli infermieri del ruolo tecnico che operano sotto l’egidia del ministero di grazia e giustizia che avranno l’opportunità di passare a pieno titolo al S.S.R. La regione toscana,quindi,in maniera intelligente ha proposto ed attuato un passaggio di garanzia per tutti gli operatori sanitari del settore. Tra le regioni invece che ancora oggi non parlano o legiferano sul passaggio della sanità penitenziaria troviamo la Sicilia del Presidente Lombardo. Un’isola ,la Sicilia, dove oggi si impone un popolo carcerario di 7000 detenuti e 25 istituti a cui si aggiunge un OPG. Un comunicato ufficiale dell’assessorato alla salute regionale ,datato 18 dicembre 2008, indica l’istituzione di un tavolo tecnico per il trasferimento delle competenze, in tale data l’Assessore Russo ha dichiarato : “L’obiettivo di questa prima riunione operativa è quello di attivare tutti i meccanismi tecnici per trasferire alla regione, in tempi necessariamente brevi, funzioni, compiti, risorse umane, finanziarie e organizzative che assicurino la normale erogazione dei servizi a tutela della salute delle persone private della libertà personale. Intendo prestare molta attenzione a questa materia perché il diritto dei detenuti a una adeguata assistenza sanitaria sia un elementare fondamento di civiltà”. Ad oggi la commissione sembra non avere prodotto nulla di concreto visto che in commissione sanità dell’ARS non risulta niente di realmente concreto su cui poter discutere e quindi il fatidico termine del 31 dicembre 2010 non sarà sicuramente rispettato.

Maurizio Cirignotta

Commenti

Anonimo ha detto…
penso proprio che per la Regione Sicilia non sarà conveniente questo passaggio,considerato il numero di 7.000 utenti e il numero degli istituti 25

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