Sicilia: Infermiere di Famiglia la Regione si deve allineare alla formazione Universitaria che non resti l’unica indietro.
Apprendiamo con attenzione la dichiarazione dell’Assessore Regionale alla Salute della Sicilia, Dott.ssa Daniela Faraoni, in merito all’attivazione dei corsi regionali presso il CFPAS per la formazione degli Infermieri di Famiglia e di Comunità, e alla considerazione del master universitario come titolo “preferenziale” e non “obbligatorio”.
Ci preme tuttavia sottolineare che il Master universitario in Infermieristica di Famiglia e Comunità di 1.500 ore rappresenta il percorso formativo più qualificante, autorevole e coerente con quanto previsto dalle indicazioni nazionali e dal DM 77/22 e dovrebbe essere sostenuto e attivato anche in Sicilia.
In molte altre regioni italiane il Master universitario è già stato attivato presso numerosi atenei, tra cui la Sapienza Università di Roma, l’Università di Parma, l’Università di Ferrara, l’Università di Verona, l’UNINT di Roma, il Consorzio Humanitas e altri in corso di attivazione.
Crediamo nella formazione, nell’equità tra professionisti e nella valorizzazione della professione. È tempo che anche la Sicilia faccia un passo avanti.
La Sicilia rischia di essere l’unica regione a non offrire ai suoi infermieri questa opportunità accademica, privandoli di un titolo che oggi e’ un elemento distintivo e qualificante nelle selezioni, per la carriera e nel pieno riconoscimento del ruolo.
Siamo consapevoli che Agenas abbia indicato il master come “preferenziale”. Ma proprio per questo ci aspettiamo che una Regione ambiziosa e attenta alla qualità scelga la via dell’eccellenza, non dell’accontentarsi. Con tono propositivo, diciamo: se altri infermieri in Italia potranno vantare una preparazione universitaria, i siciliani dovranno forse accontentarsi di brevi brevi regionali?
Il rischio concreto è quello di creare una sanità territoriale debole, con figura professionale svilita e soprattutto in disparità tra professionisti che operano nel stesso Servizio Sanitario Nazionale.
ANAFePC ribadisce la disponibilità a collaborare attivamente con la Regione Siciliana e le Università per supportare la progettazione e attivazione di percorsi formativi coerenti, autorevoli e all’altezza del ruolo strategico che l’Infermiere di Famiglia deve ricoprire nella sanità territoriale. Ma la qualità purtroppo richiede visione, volontà politica e investimento culturale. Forse è tempo di agire.
Ci preme tuttavia sottolineare che il Master universitario in Infermieristica di Famiglia e Comunità di 1.500 ore rappresenta il percorso formativo più qualificante, autorevole e coerente con quanto previsto dalle indicazioni nazionali e dal DM 77/22 e dovrebbe essere sostenuto e attivato anche in Sicilia.
In molte altre regioni italiane il Master universitario è già stato attivato presso numerosi atenei, tra cui la Sapienza Università di Roma, l’Università di Parma, l’Università di Ferrara, l’Università di Verona, l’UNINT di Roma, il Consorzio Humanitas e altri in corso di attivazione.
Crediamo nella formazione, nell’equità tra professionisti e nella valorizzazione della professione. È tempo che anche la Sicilia faccia un passo avanti.
La Sicilia rischia di essere l’unica regione a non offrire ai suoi infermieri questa opportunità accademica, privandoli di un titolo che oggi e’ un elemento distintivo e qualificante nelle selezioni, per la carriera e nel pieno riconoscimento del ruolo.
Siamo consapevoli che Agenas abbia indicato il master come “preferenziale”. Ma proprio per questo ci aspettiamo che una Regione ambiziosa e attenta alla qualità scelga la via dell’eccellenza, non dell’accontentarsi. Con tono propositivo, diciamo: se altri infermieri in Italia potranno vantare una preparazione universitaria, i siciliani dovranno forse accontentarsi di brevi brevi regionali?
Il rischio concreto è quello di creare una sanità territoriale debole, con figura professionale svilita e soprattutto in disparità tra professionisti che operano nel stesso Servizio Sanitario Nazionale.
ANAFePC ribadisce la disponibilità a collaborare attivamente con la Regione Siciliana e le Università per supportare la progettazione e attivazione di percorsi formativi coerenti, autorevoli e all’altezza del ruolo strategico che l’Infermiere di Famiglia deve ricoprire nella sanità territoriale. Ma la qualità purtroppo richiede visione, volontà politica e investimento culturale. Forse è tempo di agire.
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