Governo, questione di solidarietà nazionale ?
Ancora una volta un attacco al premier ,che
questa volta deve scontrarsi con gli stessi fedelissimi che gli hanno
assicurato fino ad oggi la fiducia. Nell’ultimo periodo ben 9 defezioni nel PDL
: Gabriella Carlucci,Alessio Bonciani, Fabio Gava,Giancarlo Pittelli,Giorgio
Straquadanio,Giustina Destro,Ida D’Ippolito,Isabella Bertolini,Roberto
Antonioni che hanno ridotto sensibilmente la maggioranza alla Camera, una
forbice di numeri che oggi oscilla tra i 311 e i 314 voti che però potrebbero
determinare nel pomeriggio dell’8 novembre 2011 la sfiducia al governo Berlusconi.
Le menti ben pensanti non hanno ,però, tenuto in considerazione la lettera
fatta nei giorni scorsi alla BCE, che in caso di cambio di casacca Premierale, dovrà
comunque essere mantenuta negli impegni. Cosa cambierebbe se il premier cade?
Certamente nulla, è soltanto una questione di potere,di poltrone e di casacche che
andrebbero a modificare i regimi di controllo delle varie istituzioni, prima
della prossima tornata elettorale. Chi pagherà tutto questo sarà sempre il
popolo che si dovrà ancora una volta caricare di nuove tasse e di una mancata
responsabilità nazionale da parte della stessa politica che ha eletto. Il
futuro, frutto delle grandi manovre politiche, prevede comunque tre opzioni: La prima,quella,di un governo di
transizione allargato ai centristi dell’UDC, praticamente una grande
ammucchiata basata sui recenti scontri tra Lega e UDC, La seconda ,invece,si basa su un governo tecnico affidato ad una
persona super partes come Mario Monti, che forse rappresenta l’unica figura in
grado di mantenere gli impegni UE e
basare il tutto sulla questione risanamento di bilancio, La terza opzione detta di solidarietà nazionale si fonderebbe sulla
grande ammucchiata PDL,TERZO POLO e PD con l’obbiettivo di portare l’Italia
alla tornata elettorale del 2013 e lasciare tutti contenti. Un futuro incerto
che colpirà sicuramente l’Italia in maniera inesorabile in termini di
credibilità e di mercati ,condizione che ci avvicina sempre più alla Grecia
oggi sull’orlo della bancarotta.
Di Maurizio Cirignotta
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