Il neocolonialismo di Trump nel processo di Pace in Palestina

La Palestina territorio conteso e oggetto di guerra fratricida con i naturali abitanti dal 7 ottobre del 2023 e diventata un territorio smembrato e ricco di interessi economici per il suo sbocco sul mare mediterraneo specie nella striscia di Gaza , oggi divento il tratto del contendere degli accordi di pace. Il piano del presidente degli Stati Uniti che Trump ha proposto alla chermes internazionale guardato nel dettaglio e con la lente d’ingrandimento mira al controllo neo coloniale dell’occidente e di Israele sui territori Palestinesi lasciando solo una parvenza autoctona ai reali abitanti da due anni anni ad oggi solo strascichi di sangue e odio imperterrito nelle menti dei Palestinesi.

Andando al neologismo del neocolonialismo si intendono ad identificare tutte quelle le forme di dipendenza nelle quali alcuni paesi, pur essendo passati attraverso un processo di conquista dell’indipendenza, si trovano nei confronti di altri stati più potenti e in uno sviluppo economico-industriale più avanzato. In senso opposto è il fenomeno in cui ex potenze coloniali hanno controllano paesi economicamente sottosviluppati, utilizzando strumenti economici e culturali e la forza militare. Si tratta di un colonialismo "informale", rispetto a quello "formale" che temporalmente lo precede.

Il piano di pace oggi in discussione in Egitto prevede una pace veloce e l’imposizione dei tempi per non favorire un ragionamento mirato al lungo termine e senza cautela per gli autoctoni Palestinesi. I 20 punti chiave del piano cercano di portare Hamas e Israele al cessate il fuoco ma uno dei punti certamente contesi è l’idea neo coloniale della gestione della striscia che si evince al punto 9 del piano, lo stesso affronta il tema della governance di transizione della Striscia – che ricalca molti dei punti del piano elaborato dall’ex premier britannico, Tony Blair, e dal genero di Trump ed ex consigliere dalla Casa Bianca, Jared Kushner – secondo cui a governare temporaneamente la Striscia dovrebbe essere una squadra di tecnocrati palestinesi, con supervisione di un nuovo organismo internazionale istituito dagli Stati Uniti in consultazione con i partner arabi ed europei in piena linea con il neocolonialismo Inglese di vaste aree di vari continenti che nel tempo sono falliti miseramente sotto la forza dell’autonomia autoctona.

A non garantire gli approvvigionamenti alimentari è certamente la “GHF” (Gaza International Transitional Authority) che nascerebbe sotto egida Onu e avrebbe sede ad Al-Arish, nel nord della penisola del Sinai, in Egitto. Naturalmente nessun accenno alla Cisgiordania, che non può essere annessa con la forza ad Israele. Un percorso che tutti considerano credibile ma che nasconde un grande bluff sulle reali potenzialità per uno stato palestinese autonomo.

Il comportamento di Trump nel merito si contraddice nelle sue dichiarazioni sulla pace in Medio Oriente "in un modo o nell'altro", infatti , indipendentemente dalla risposta del movimento palestinese Hamas al suo piano di pace. Il presidente degli Stati Uniti ha minacciato Hamas di "un inferno senza precedenti" se il movimento non dovesse accettare i termini del suo piano di pace entro scorsa domenica sera . Il posizionamento nel mediterraneo dell'esercito americano si sta espandendo la sua base di difesa missilistica balistica THAAD in Israele (31°29'53"N 34°48'19"E) con circa 5 nuove piattaforme di lancio e spostando dei lanciatori dagli Emirati Arabi Uniti, oltre alle 6 già in uso. Gli Stati Uniti dispongono di sole 8 batterie THAAD operative a settembre 2025 (42-48 lanciatori), oltre a circa 550 missili intercettori (stima approssimativa) a fronte di un processo di conquista della Palestina.

Una situazione che diventa palese nell’ambito dei colloqui di pace dove Hamas chiede garanzie ad Israele per la fine della guerra e il ritiro dai territori occupati in tutta l’area Palestinese. Il rilascio delle dichiarazioni di un gruppo di fazioni palestinesi, tra cui Hamas, conferma una dichiarazione promettendo una "posizione di resistenza con tutti i mezzi", sottolineando che "nessuno ha il diritto di cedere le armi del popolo palestinese", un evidente riferimento a una richiesta fondamentale per il disarmo del gruppo armato contenuta nel piano di Trump.

Un alto funzionario di Hamas, Fawzi Barhoum, ha dichiarato che i negoziatori del gruppo miravano alla fine della guerra e al "ritiro completo dell'esercito di occupazione" da Gaza. Il piano di Trump è molto vago riguardo sul ritiro delle truppe israeliane e non offre una tempistica specifica per il ritiro graduale, che dovrebbe avvenire solo dopo che Hamas restituisca i 48 prigionieri Israeliani di cui 20 si ritiene siano ancora vivi.

Ma uno dei nodi importanti dell’accordo di pace è la permanenza di un mancato processo di Trump e Netanyahu hanno escluso qualsiasi ruolo per Hamas, con il piano del primo che propone che i "tecnocrati" palestinesi gestiscano gli affari quotidiani a Gaza sotto un organismo di governance transitoria internazionale, il cosiddetto "Consiglio per la pace", che sarebbe supervisionato dallo stesso Trump e dal divisivo ex primo ministro del regno Unito Tony Blair. Barhoum di Hamas ha affermato che il gruppo vuole vedere "l'avvio immediato di un processo di ricostruzione globale sotto la supervisione di un organismo nazionale palestinese". Il gruppo palestinese ha accettato di non partecipare alla futura amministrazione di Gaza dopo la fine della guerra.

Un processo quello della pace in Palestina certamente difficile ma chiaramente a trazione Neo coloniale visti i grandi interessi economici che possono derivare dal controllo attuato con governanti amici. Infine diamo i numeri di una guerra che Israele sta continuando imperterrita anche durante i colloqui di pace. Sono morti ad oggi a Gaza 67.173 persone ,feriti 169.780 dall'ottobre 2023. Si ritiene che i dati non sono reali perché altre migliaia sono sepolte sotto le macerie. Il bilancio per Israele invece è di un totale di 1.139 persone che sono state uccise durante gli attacchi del 7 ottobre 2023 e circa 200 sono state fatte prigioniere.

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