Ragusa: Convegno Storico – Scientifico Internazionale “Le morti per mare nella storia”

Si è svolto a Ragusa giorno 19 e 20 di luglio 2025 presso la sede del laboratorio degli annali in via Pezza 108 il settimo appuntamento di carattere storico – scientifico organizzato dal laboratorio degli Annali di Storia di Ragusa e Retto dal Prof. Carlo Ruta e coadiuvato da Giovanna Corradini per la parte Multimediale. Hanno partecipato come coorganizzatori e partecipi dell’evento l’Università degli studi di Genova, l’Università degli studi di Bari Aldo Moro, L’Università di Siena, Unitelma Sapienza, l’Università degli studi di Roma, Il laboratorio di Storia marittima e navale UNIGE.

Il convegno ha puntato il suo focus sulle morti per mare nella storia e sulle cause che ne hanno determinato le varie tragedie. Il mare come sede di un ampio cimitero invisibile all’occhio umano ma presente nei numeri e nella valenza di azioni storiche attuate dagli stati nell’ambito del controllo dei commerci, un fenomeno geopolitico che attraverso il mare ha rappresentato nei secoli un grande territorio di conquista ma anche di morte. I relatori si sono interrogati sul perché e su come siano potute accadere tali eventi provocando migliaia di vittime nella determinazione di un cambiamento geopolitico importante nella storia.

La relazione introduttiva che ha dettato le linee guida del convegno è stata effettuata dal Prof. Carlo Ruta. La sua dissertazione si è stata incentrata sulle morti per mare nelle società premoderne con sguardi sulle Instabilità marine che hanno modificato la storia. Valutando le nuove prospettive e i fattori che rovesciarono i sistemi del mondo antico in Oriente e in Occidente, facendo subentrare egemonie e attori politici e militari che si sono sviluppati spesso nei contesti di migrazione sia via terra che via mare.

“Si può partire da alcune considerazioni di fondo dice il Prof. Carlo Ruta. Il mare in tutte le regioni della terra il mare si pone come una risorsa inesauribile per le società umane. Ma soprattutto nelle società antiche e premoderne dove esso si è presentato in modo diretto o indiretto, anche come una grande causa di morte. Tutto emerge da relitti di navi e di altri reperti ed altri reperti, cronache, miti, rappresentazioni pittoriche e letterarie, plastiche che con accentature emblematiche danno conto di naufragi, maremoti di Lupi, mostri marini. E divinità bellicose”.

“La morte per mare continua il Prof. Ruta, non è collegabile ad epidemie, alle carestie e alle guerre che presentavano però movenze e caratteri differenti. La causa della morte per mare è diversa dalla causa per morte, per epidemie, carestie, guerre e altro, ma comunque hanno rappresentato un impatto rovinoso sulle società che in tutti i casi, la morte per mare poteva determinare collassi democratici imponenti”.

“Importante, il fenomeno del dell'omeostasi, cioè il processo di adattamento e di riequilibrio dell'organismo vivente, all'insorgere di patologie temporanee per vincere la malattia. Riconquistare la propria stabilità, attraverso un accumulo di esperienze. C'è questa capacità di reagire dovuta proprio a questo fenomeno della ciclicità, malgrado gli effetti non di rado devastanti come le epidemie, le carestie e i conflitti armati nel mondo antico e più moderno. Non producendo di norma il crollo catastrofico dei sistemi”.

“Occorre derimere la differenza tra morti in mare e morti per mare- continua Ruta. Dal punto di vista scientifico e antropologico. La morte in mare è quella che avviene sul tracciato liquido del mare mentre la morte per mare e qualcosa che implica una causa di morte causata dal mare.” “Ben conosciamo, come nel mondo le morti per mare sono avvenute per fenomeni atmosferici e problematiche tecniche. Lo possiamo notare nel periodo che vede la dissoluzione dell’Impero Romano d'occidente, ma alcuni esempi, li notiamo anche in Cina”. “Una delle narrazioni storiche più importanti in tal senso è quella di Polibio che narra le guerre tra Roma e Cartagine in cui Roma che dovette affrontare tre calamità, tra queste quella del 255 a.C. quando una flotta romana di 364 navi nel ripiegare dalla battaglia di Tunisi in cui era stata sconfitta nei pressi della Sicilia, la stessa venne investita da una tempesta da cui si salvarono solo 80 imbarcazioni perdendo oltre 280 navi che andarono quindi a fondo, con perdite verosimili di alcune decine di migliaia di uomini.”

“In Cina – dice il Prof. Ruta - nel periodo che corse dalla fine della dinastia Ann e nei primi decenni del terzo secolo, d.C. fino alla fase Ming e quindi molto lontana tra il quattordicesimo e il diciassettesimo secolo, malgrado i progressi nautici crescenti che permisero la navigazione oceaniche, condotte dall'ammiraglio A Zeng, dal 1405 al 1433. Come raccontato nelle cronache di Juan nel quattordicesimo secolo e precisamente nel 1281 una grande flotta di un migliaio di navi che per volontà di James Khan partì dalle coste cinesi per attaccare il Giappone in seguito ad una tempesta perì e morirono 440.000 combattenti a bordo.”

“Da un punto di vista storico inoltre è da considerare importante il tracollo demografico di Cartagine che passa da 700.000 abitanti a 120.000 abitanti avvenuto dal V secolo a.C. al III secolo a.C. Roma, infatti, conquista una città in completa decadenza demografica. Occorre in tal senso cercare di capire quali sono state le cause profonde che sono intervenute e collegate alle morti in mare che hanno determinato all’immenso decremento della popolazione cartaginese “

“L’Impero Romano in quella fase critica assumeva un ruolo chiave, nelle politiche istituzionali nelle politiche legate al mare. Nonostante l'ampiezza del limite terrestre, l'imponente articolazione viaria con parecchie migliaia di chilometri di strade lastricate, Roma restava nella tarda antichità un mondo radicalmente esposto sul mare. Le morti sul mare assumono quindi un notevole rilievo storico che rappresenta un arretramento non solo politico ma anche di ritorno alla schiavitù. Un ritorno ciclico della storia in cui le morti per mare assumono un ruolo imponente, cosa che sta avvenendo ancora oggi, nel Mediterraneo. “

La seconda relazione è stata effettuata da Pamela Crossley sinologa e storica dell’Eurasia già Dartmouth college Usa che ha parlato dei naufragi e la morte per mare nelle storiografie passate e presenti.

La terza relazione è stata effettuata dal Prof.ssa Federica Mucci Giurista internazionale Università Tor Vergata di Roma ha parlato delle morti in mare nel mondo contemporaneo e latenze del diritto. “Le misure - dice la prof.ssa Mucci - per intervenire in mare nel 1600 nel 1700 erano limitate anche perché non essendoci le comunicazioni radio quindi l’assistenza era relegata alle attività terrestri “La nascita del diritto internazionale nel 1600 ha avuto varie evoluzioni legate agli stati sovrani. Quando arriviamo alla Convenzione delle nazioni unite conclusa nel 1982. Articolo 98 che finalmente codifica il dovere degli Stati di prevedere l'obbligo per il comandante della nave di prestare assistenza, con delle limitazioni. Nel 2022 infine una organizzazione non governativa ha promosso attraverso anche l'impegno di molti professori di livello internazionale, una deliberazione proprio sui diritti umani in mare”.

La quarta relazione è stata tenuta dal prof. Emiliano Beri Università degli studi di Genova su Guerra Cruenta e Guerra Incruenta, le morti in mare nel mediterraneo del XVI secolo. “Parleremo dice il Prof. Beri della configurazione delle morti in mare durante la grande guerra del Mediterraneo del XVI secolo tra oriente e occidente. Guerra cruenta e incruenta perché ci troviamo di fronte ad una azione bellica quella convenzionale, all'interno delle quali la violenza si esplicava in una forma finalizzata soprattutto a uccidere. Incruenta perché era predominante la cultura al fine della riduzione in schiavitù, quindi di una tipologia di guerra caratterizzata sotto il profilo militare da questi due aspetti”

La quinta relazione. È stata tenuta dal prof. Michael Mocci Latinista e Storico (rivista sacrum et polis) di Milano sul mare dell’Islam come competenza materiale esistenziale e traccia comunicativa: la dimensione del sacro e l’apertura alle alterità. “La morte per mare- dice Mocci - vista dal punto di vista dell'Islam, quindi partendo dalle fonti sacre, il sacro Corano, le storie dei profeti. Con una declinazione anche di carattere storico, quindi con alcune considerazioni su viaggiatori, musulmani in particolare del periodo medievale.” “Il tema del mare- continua Mocci -ci dà la possibilità da un lato di richiamare naturalmente alla quiete, alla calma, alla placidità, alla possibilità di viaggiare per conoscere. Ma, come abbiamo sentito già da questa mattina, nel mare c’è un evidente richiamo alla morte.” il Sacro Corano che il testo sacro per i credenti musulmani che è redatto in una lingua sacra, l'arabo coranico, e molto ricco di riferimenti al mare. Nella sedicesima sura del sacro Corano, si dice, egli è colui che ggli ha servito il mare, perché ne possiate mangiare carne fresca e prenderne ornamenti che indossate, e tu vedi le navi che lo solcano rapide, e che voi possiate desiderare il suo favore e gli rendiate grazie.” “Porta con sé, porta dentro di sé una dinamica costante di rinnovamento, che è una metafora che ripercorre il rinnovamento della creazione in una ricerca di favore grazia”.

La sesta relazione. È stata tenuta dallo Psicologo Alfredo Anania Psicanalista Istituto di Psicologia Dinamica, Trapani – Palermo, dal titolo a mare non ci sono taverne. Una lettura Psicoanalitica. “Il mare non ha taverne -dice Anania- ma il mare è la Matrix per tutte le specie viventi e per l'essere umano, secondo la teoria della scimmia acquatica, vale a dire la teoria del passaggio dall'acqua. Un'altra correlazione, ancora più paradigmatica, se è vero che l'ontologia genesi ricapitola alla ridicola con estrema celerità, la filogenesi. Non possiamo dimenticare che anche noi abbiamo alla nascita un passaggio, dal protettivo liquido amniotico alla placenta. Custodito nella pancia paterna e quindi alla mutata traumatica realtà nell'incontro con il mondo esterno. Dunque, il mare madre a livello simbolico racchiude tutte le metafore della vita simbolica e del ritorno, il ritorno del rimosso, dell'amore umano, quello che caratterizza la relazione, la madre, il bambino, il fascio.”

La settima relazione. È stata tenuta dalla prof.ssa Maristella trombetta storica dell’arte (Università degli studi di Bari) sul tema il naufragio e instabilità marina come topos e metafora. “Il mare è il Pelagos è più che altro orizzonte della coscienza, prima ancora che una mira d'acqua, è ciò che resiste al possesso, ciò che sfugge alla misura, che impone all'uomo una riflessione sulla propria finitudine. Non antologia, il mare è popolato da divinità, posto tra il cielo e la viso, tra ordine e caos. Poseidone, fratello di Zeus e sovrano di un Regno instabile iracondo non dominabile. Che non governa, non è mai fermo e Nuoro dove l'umano sperimenta la perdita del controllo.”

L’ottava relazione. È stata tenuta da prof. Giuseppe Varnier Epistemologo sul tema del naufragio nell’esperienza filosofica e il percorso interpretativo di Platone tra mito illustrativo ed episteme. “Per Platone il naufragio o, meglio, la seconda navigazione e un’allegoria del percorso dell’anima che tende a liberarsi dal mondo sensibile e raggiungere la conoscenza delle idee. Il distacco dai sensi fonte di inganno che permette la purificazione dell’anima.”

Sono intervenuti tra gli altri il Prof. Antonello Folco Biagini già Rettore Università Unitelma Sapienza di Roma , emerito di storia dell’Europa orientale.

IL Prof Alberto Cazzella Paletnologo, Archeologo già Università di Roma che ha parlato delle morti per mare nel buio del Paleolitico e nelle penombre del Neolitico.

Nella serata del 19 luglio si è tenuto il focus con esperti del settore su morte in mare e migranti sguardi del presente, hanno partecipato Rita Elisabeth Rubino come coordinatrice, Maurizio Cirignotta Sociologo e Reporter (La paura, lo spaesamento, la morte, il trauma della migrazione ) Gianluca Floridia professionista sanitario (le statistiche sulle morti in mare e le politiche europee) Michele Mililli (Associazione Contro vento) I morti nel mare di Sicilia, gli sbarchi e la condizione dei migranti nelle campagne. Tutti hanno parlato di un tema scottante e molto attuale che vede le coste della Sicilia come primo approdo dell’Unione Europea. Un processo che ha visto negli anni morire in mare circa 30.000 persone dal 2013 al 2023 (fonte ISMU ETS) con uno sguardo ai bambini che sono stati 6.732. Oggi al 15 luglio del 2025 abbiamo raggiunto i 33.088 migranti e la situazione nelle aree della primavera araba non è delle più confortanti

La Mattina del 20 luglio è stata incentrata sui temi della frontiera culturale mediterranea del XIII secolo. Con riferimenti al libro del prof. Carlo Ruta il Leone e il Cammello. Hanno partecipato il Prof. Giuseppe Vernier ed il Prof. Michael Mocci, lo Psicologo Alfredo Anania presente anche la mediatrice culturale Najala Hassen.


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