La soluzione finale israeliana: L’occupazione di Gaza

Finalmente si gioca a carte scoperte, il governo di Netanyahu presenta la soluzione finale che consiste nella creazione del ghetto palestinese e lo sgombero totale della popolazione di gaza. Dopo più di un anno dai fatti del 07 ottobre 2023, la distruzione totale di circa l’80 % delle infrastrutture civili di Gaza e la completa decapitazione di molte infrastrutture sanitarie, il governo israeliano sta attuando tutte le procedure utili alla soluzione finale consistente nella completa occupazione di Gaza.

Un genocidio immane sia territoriale che in termini di vite umane che in questi mesi ha raggiunto valori critici, in tal senso sono le autorità locali a dare con un aggiornamento al 3 febbraio 2025 con una lista aggiunta di ben 14.222 palestinesi che non risultano all’appello e che sembra siano intrappolate tra le macerie in aree inaccessibili ai soccorritori. Una sommatoria che porta a 62.700 i morti totali ad oggi a gaza dove solo il 76% delle persone, come da fonti dei centri medici è stato portato in un centro sanitario. In questo processo pseudo oloacustico oltre 2 milioni di persone sono state sfollate con la forza ed alcune più di 25 volte in condizioni terribili e prive di ogni servizio di base. Le persone ferite sono state rilevate a 11.588 palestinesi cifra sempre in continuo aumento.

Il piano di Israele ha trasformato il 70% di Gaza in una zona off-limits. L’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari Umanitari ha notato come i militari hanno creato vaste zone di divieto con ordini di sfollamento forzato. Molte le zone sono vietate tra cui quella della striscia di Gaza meridionale nel governatorato di Rafah e quella del nord con tutta la città di Gaza infine intere aree a est del quartiere di Shujayea e lungo il confine israeliano. Una condizione che ha bloccato in gran parte gli aiuti umanitari dopo il cessate il fuoco.

Il piano presentato dal primo ministro Netanyahu nei giorni scorsi prevede che gli oltre due milioni di abitanti di Gaza "saranno spostati" in una nuova offensiva terrestre che vedrà le truppe israeliane mantenere il territorio conquistato, stabilendo una "presenza sostenuta" a Gaza. Ciò fa seguito all'approvazione unanime da parte del governo di Netanyahu della chiamata di 60.000 riservisti e dell'affidamento all'esercito israeliano del controllo della distribuzione di cibo e altri beni essenziali alla popolazione affamata di Gaza.

Nella realtà come si denota da un reportage da Deir el-Balah nella striscia di Gaza centrale da parte di Al Jazeera i palestinesi considerano l'offensiva terrestre israeliana a Gaza come una rioccupazione di gran parte del suo territorio e una forma di punizione collettiva e un tentativo di cambiare la mappa demografica e geopolitica di Gaza. I palestinesi in tutto questo hanno capito che Israele dà una priorità al controllo territoriale rispetto a qualsiasi soluzione di mediazione politica diffondendo nella popolazione paura e panico riguardo alla possibilità di non poter tornare alle proprie case.

I palestinesi si sono resi conto anche che Israele non vuole solo smantellare le capacità di Hamas ma in primo obbiettivo mandare via i palestinesi dai loro territori soffocando ed affamando i civili residenti. Israele lo farà utilizzando un linguaggio umanitario insieme a tattiche militari, tra cui un'offensiva terrestre estesa e rafforzando la presa sul flusso di aiuti verso Gaza. Le persone non vogliono lasciare Gaza a ogni costo perché rappresenterebbe la perdita finale della propria identità di Palestina.

Un grave allarme non sentito dalla collettività internazionale che tiene le bocche cucite per non fare uno sgarbo a Israele è lanciato dalla Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) che afferma come Gaza sta affrontando un “rischio estremo di carestia” e che nei mercati e nei centri di distribuzione degli aiuti non c’è più cibo. La fame collettiva viene usata come strumento di guerra come ammette B’Tselem (organizzazione umanitaria) che nota come le persone hanno solo fame e molti di loro sono proprio bambini. Le dichiarazioni del ministro del patrimonio Israeliano Amihai Elivahu sono chiare: "Non c'è alcun problema a bombardare le riserve di carburante e cibo di Hamas. I cittadini di Gaza devono morire di fame. Se ci sono cittadini che temono per la propria vita? Lasciateli passare attraverso il programma di immigrazione"

La parte nutrizionale della popolazione sta progredendo verso un rischio estremo di carestia, non si possono, infatti, soddisfare i bisogni minimi quotidiani di milioni di sfollati e le scorte alimentari del PRCS destinate agli sfollati sono ora "completamente esaurite", con "quantità limitate di legumi" "distribuite alle mense comunitarie per soddisfare alcuni dei bisogni primari degli sfollati". Da quando Israele ha rotto il cessate il fuoco con Hamas, durato quasi due mesi, il suo esercito ha ucciso almeno 2.459 palestinesi a Gaza, portando il numero totale di morti confermati nella Striscia assediata a 62.700.

Un concetto quello di affamare per vincere una guerra perpetrato da Israele che secondo l'Humanitarian Country Team, un forum che comprende le agenzie delle Nazioni Unite, diventa pericoloso e "contravverrebbe i principi umanitari fondamentali e sembrerebbe concepito per rafforzare il controllo sui beni di prima necessità come tattica di pressione, come parte di una strategia militare". L’immagine di una donna che tiene in mano un copricapo mentre osserva il danneggiamento il 3 maggio 2025 da parte degli israeliani della nave umanitaria Freedom Flotillla Coalition pongono seri dubbi sulle responsabilità d’Israele nella crisi umanitaria.

Ma il piano di conquista territoriale israeliano è già iniziato e L'esercito israeliano ha pianificato di intensificare l'occupazione terrestre di Gaza già da domenica, ritirando la Brigata Paracadutisti dalle sue incursioni in Siria e ridistribuendola a Gaza. I paracadutisti sono operativi sulle alture del Golan occupate e all'interno della Siria dalla caduta del presidente Bashar al-Assad, avvenuta a dicembre. Israele ha ritirato la Brigata Nahal dalla Cisgiordania occupata, anch'essa sotto attacco da mesi, nel suo tentativo autoproclamato di "conquistare" Gaza. Per far fronte al crescente malcontento tra i soldati, domenica il governo israeliano ha approvato un "piano di benefici completi" per i riservisti del valore di circa 3 miliardi di shekel (838 milioni di dollari), che dovrebbe includere una serie di benefici economici e sociali.

Nell’ambito di un processo già pianificato da Israele si inserisce anche il viaggio del presidente Trump che inizierà martedì 13 maggio un tour in Medio Oriente. La leva è stata aperta da Hamas che ha rilasciato il prigioniero israeliano-americano Edan Alexander, aprendo la strada al ritorno dei colloqui per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra. Washington sta cercando, infatti, di gestire da un lato i prigionieri in possesso di Hamas e dall’altro Israele che non vuole porre fine alla guerra. Due concetti di mediazione altamente inconciliabili. Il viaggio di Trump è solo di carattere commerciale con i Partner degli Emirati Uniti, Arabia saudita e Qatar.

Il problema reale non è che a Trump importi dei bambini e adulti palestinesi che continuano a essere massacrati e lasciati morire di fame, mentre Israele si prende tutto il tempo necessario per "finire il lavoro". Piuttosto si denota come il genocidio in corso stia solo ostacolando la sua visione della " Riviera del Medio Oriente " che presumibilmente sorgerà dalle rovine di Gaza, la cui creazione è stata già delineata come da dichiarazioni dello stesso presidente: "Gli Stati Uniti prenderanno il controllo della Striscia di Gaza, e anche noi la useremo. La possederemo con la collaborazione degli altri paesi arabi amici ".

Infine, completiamo il quadro delle competenze e delle responsabilità che Israele si è posto illuminando anche la corte internazionale di giustizia che ha aperto ha aperto delle udienze per valutare la responsabilità di Israele nella crisi umanitaria che ha travolto Gaza durante la guerra contro Hamas. Le udienze, iniziate lunedì all'Aia e che si protrarranno per tutta la settimana, fanno seguito a una richiesta avanzata lo scorso anno dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che chiedeva alla corte di valutare la responsabilità di Israele nel garantire la fornitura di beni essenziali a Gaza.

Commenti

Post popolari in questo blog

Sanità Siciliana al giro di Boa ,si riducono le tasse e i tiket, 4000 le nuove assunzioni

Gela, manifestazione l'ammalato uno di Noi

Imu, l’indiscrezione di una stangata !!