Province,voto alla camera brucia 16,5 miliardi di Euro
Mentre tutti parlano in maniera demagogica di riduzione dei costi della politica,ecco la risposta concreta che viene proprio dagli scranni della politica che pensa bene e razzola male. False promesse nei confronti degli italiani che hanno creduto a programmi politici illusionistici che poi si sono rivelati sibillini e ricchi di meri interessi personali e di potere. Una dura realtà che nasce alla camera dei deputati il 5 luglio 2011, quando alla proposta di abolizione delle province con modifica degli articoli costituzionali 114, 117, 118, 119, 120, 132 ,133 presentata in aula dall’IDV il voto e stato palese con 225 voti contrari, 240 astenuti e 83 favorevoli. Hanno votato contro i deputati del PDL che con l’appoggio astensionistico del PD hanno determinato la mancata abolizione di tale spreco, tutto Italiano. Alcuni si sono nascosti dietro una considerazione: “Non sappiamo dove verranno trasferite le competenze delle province”,un modo per lavarsi le mani come Ponzio Pilato e nello stesso tempo ,però, fare l’occhiolino alle decisioni del partito di maggioranza. In realtà le competenze delle province che enunciamo in sequenza sono: tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche; valorizzazione dei beni culturali; viabilità e trasporti; protezione della flora e della fauna, parchi e riserve naturali; caccia e pesca nelle acque interne; organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e sonore; servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica, istruzione secondaria di secondo grado ed artistica ed alla formazione professionale, compresa l'edilizia scolastica, attribuiti dalla legislazione statale e regionale. Una sequenza facilmente dislocabile a vari enti locali che già si interessano di questi settori. Ad oggi le province sono 110 ma il loro numero è salito nel corso degli anni e specie nel secondo dopoguerra, nel 1946 erano 91 per poi aumentare gradualmente fino ad arrivare nel 2004 a 110 di cui ben 19 provincie con meno di 200 mila abitanti. Un’impalcatura di gestione dello stato che costa agli italiani 16,5 miliardi di euro ogni anno. Una gestione che grava sui cittadini per circa 160 euro procapite ,che nel dettaglio sono 178 euro al centro,164 al nord e 143 euro al Sud. Il finanziamento delle provincie deriva per buona parte dalle imposte automobilistiche,dalla imposta sulla RC auto ed altre imposte legate all'auto. Cosa c’è sotto tutto questo? Certamente una vero sistema di potere che non può essere scardinato perche gli interessi sono trasversali, sia per la destra che per la sinistra. A nessuno interessa operare per le famiglie italiane, su cui, ricadono i costi di gestione di tali enti. Guardando l’Europa, l’Italia non è comunque l’unico Paese occidentale in cui esistono ben tre livelli di governo territoriale e sub-statale (comuni, province e regioni). Un dato importante è quello dato dall’ Istat nel 2005 dove si denota un aumento delle spese di questi enti che si attesta a +34,46% rispetto alle entrate. Tra gli sperperi di interesse comune possiamo annoverare incarichi esterni ad esimi professionisti, affitti scolastici esorbitanti, contributi per manifestazioni ,acquisti di suppellettili per centinaia di milioni,missioni d’oro, pagamenti di indennità e prebende che si aggirano solo in Sicilia in ben 150 milioni di euro, ecc. Tra le varie Regioni d’Italia la Sicilia è quella che potrebbe eliminare da subito le infrastrutture Provinciali attraverso una norma prevista nello Statuto di autonomia speciale all’art 15 che prevede le circoscrizioni di comuni. Una condizione che permetterebbe alla stessa Sicilia di risparmiare subito il 10% sul deficit strutturale. Considerando le cifra della finanziaria 2011 oggi firmata dal capo dello stato di 68 miliardi di euro : 2 per il 2011, 6 per il 2012, 20 per il 2013 e 40 per il 2014 ,ci rendiamo conto di quali sono stati gli effetti devastanti della non abolizione delle province. A questo punto il popolo sovrano da chi si deve difendere?
Di Maurizio Cirignotta
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