Palestina: Stato palestinese e Onu, le due facce di una Pace duratura
Una guerra quella tra Israele e territori Palestinesi iniziata dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 che in fase di rivendicazione ha provocato ad oggi almeno 34.844 vittime e 78.404 feriti dagli attacchi israeliani a Gaza dal 7 ottobre. Il bilancio delle vittime in Israele degli attacchi di Hamas del 7 ottobre ammonta a 1.139 e decine di persone sono ancora tenute prigioniere. Una goccia di Odio che si trasmetterà alle generazioni successive almeno per altri 40 anni. Il popolo di Dio, Israele, uscito dal giogo del’Egitto per opera di Mosè vuole la sua rivincita sul Popolo Palestinese. Ma oggi le cose sono sicuramente ben diverse e incombono sulle scelte militari e religiose le Politiche di potere dettate da Netanyahu Premier Israeliano. Nell’ultimo periodo si sono riaperte le trattative al Cairo per cercare di trovare una soluzione ad una guerra di terra nella zona di Rafah. Oggi Rafah ultimo avamposto della striscia di Gaza è una città di bambini, gli stessi sono stati costretti dalla guerra ad essere sfollati dalle altre zone di gaza proprio a Rafah. Sono loro il principale bersaglio di un processo di violenza fisica e mentale che li ha indeboliti come affermato da Catherine Russel direttore UNICEF. Le forze Israeliane hanno confiscato nell’ultimo periodo il valico di Rafah controllando tutti gli accessi alla zona impedendo l’ingresso di camion per il trasporto di medicinali, attrezzature mediche e carburante necessario alla vita dell’unico Ospedale, sono state impedite le partenze di migliaia di feriti e pazienti. Queste le parole di una bambina di Rafah: “Mi fanno male le gambe. Dovrei subire un'operazione. Poiché oggi il valico di frontiera è chiuso, non ho potuto viaggiare”. Israele nella sua duplice azione contro il male assoluto e a favore di una ipocrita azione di guerra ha riaperto ultimamente il valico ma ha continuato a bombardare Rafah ordinando a 400.000 persone di evacuare l’affollato settore orientale e decretando morte certa per chi non vuole andare via. In pratica la popolazione non ha un posto sicuro dove andare e l'ospedale kuwaitiano, una delle poche strutture sanitarie ancora operative a Rafah, ha accolto i corpi di 35 persone e 129 feriti, hanno riferito fonti mediche di Al Jazeera. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che un attacco su vasta scala a Rafah sarebbe una “catastrofe umana”, mentre l’agenzia delle Nazioni Unite per i bambini, l’UNICEF, ha avvertito che un’incursione di terra a Rafah porrebbe rischi catastrofici per i bambini. Gli accordi di pace accettati da Hamas non hanno trovato accoglimento da parte dell’Ufficio del primo Ministro Israeliano che si ritiene lontano dalle loro richieste. In realtà Israele ha un unico obbiettivo “Distruggere Gaza” non volendo abbandonare la sua presenza nei territori. Gli ultimi due giorni hanno, infatti, dimostrato che Israele non aveva nessuna buona fede, e l’accettazione da parte di Hamas ha fatto solo saltare i suoi piani di guerra. Resta la carta ONU che il 10 maggio 2024 potrebbero dettare la fine della guerra a gaza e le sofferenze del popolo palestinese decretando la nascita del 194 stato membro dell’ONU, “la Palestina”. In tal senso già 142 paesi su 193 riconoscono lo stato palestinese. Lo Stato di Palestina dovrebbe avere i confini del 1967, con capitale a Gerusalemme Est e con controllo sui luoghi santi musulmani. La stragrande maggioranza del mondo è certamente d’accordo sulla soluzione dei due Stati così come è sancita dal diritto internazionale e dalle risoluzioni delle Nazioni Unite. Ad intralciare un momento atteso da più di un secolo il veto di Stati Uniti e Inghilterra che hanno difeso da sempre le mire di Israele sebbene il consiglio di sicurezza abbia votato già il 18 aprile con 12 voti a favore su 15, tra cui il veto degli Americani. La comunità globale si esprime a favore dell’autodeterminazione politica della Palestina e questo si nota nei campus universitari degli Stati Uniti, del Regno Unito e del resto del mondo. Gli studenti che conoscono il tormento dell’apartheid e del plausibile genocidio chiedono attivamente la fine del tormento.
MCV
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