ANAFePC: Per l’ONU povertà zero. Per l’Italia? Alla ricerca del Welfare perduto
La giustizia sociale è basata sul concetto di realizzazione di una società giusta e bilanciata specie per la distribuzione della ricchezza del paese, delle pari opportunità, dei privilegi che ogni individuo vede riconosciuti e protetta dalle istituzioni che rappresentano la nostra società – dichiara Maurizio Cirignotta Vice Presidente dell’ Anafec Accademia nazionale per l'alta formazione e promozione della cultura - tra queste ricordiamo la tassazione, la previdenza sociale, la sanità pubblica, i servizi pubblici, il diritto al lavoro e la regolamentazione dei mercati per cercare di garantire la distribuzione equa della ricchezza e le pari opportunità”.
“L’Onu con la risoluzione A/RES/20/62 adottata il 26 novembre 2007 ha anche indicato una giornata quella del 20 febbraio di ogni anno come data della memoria per la giustizia sociale e ricordare che occorre riflettere sulle disparità sociali e la violazione dei diritti umani in tutto il mondo – continua Cirignotta – “Ma qual è la situazione italiana?”
“Dal rapporto Istat Italia sui 17 obbiettivi dell’agenda ONU 2030 nel 2022 circa 11,8 milioni di persone si trovano a rischio povertà ed il 25,4% è rappresentato da giovani. Tra questi anche persone che lavorano ma non hanno un reddito sufficiente per vivere di questi l’11,5%. Molte volte le diseguaglianze iniziano a scuola, e l’accesso è uno dei principali fattori di diseguaglianza che denota le condizioni di disagio socioeconomico delle famiglie”.
“L’Italia in tal senso è indietro in riferimento alle diseguaglianze sociali e rispetto ad altri paesi europei. Uno dei divari è l’incertezza, le preoccupazioni sul futuro dei giovani che vivono in continuo stato di precarietà che va a legarsi ad una bassa volontà di creare una famiglia e quindi ad abbassare la natalità nel 2023 a 393 mila nati con 7 mila nati in meno rispetto al 2022 e 183 mila in meno rispetto al 2008. In pratica in Italia abbiamo una popolazione di cinque anziani su un bambino presente. Guardando l’Italia nella stratificazione nord-sud è il mezzogiorno con il 10.3%, il nord con l’8% ed il centro con il 6,8%”.
“Le politiche sociali non guardano il lavoro come risorsa necessaria per i giovani e il sistema di reclutamento del personale vede una falla nei centri per l’impiego, nessun iscritto sa cosa e come, i corsi di formazione prevedono dislocazioni di 50 km che rappresentano un ostacolo per la persona in stato di povertà. Il concetto di reddito d’inclusione legato alla formazione è fallito. È stato un modo per creare ulteriori sacche di povertà”.
“Occorre creare un minimo di reddito per il cittadino, serve una maggiore responsabilizzazione dello Stato. Infine, sostanzialmente è stato dimenticato l’art. 3 della Costituzione – conclude Cirignotta … “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese ”... Premessa e riferimento di un Welfare perduto o non tenuto in considerazione?”
“L’Onu con la risoluzione A/RES/20/62 adottata il 26 novembre 2007 ha anche indicato una giornata quella del 20 febbraio di ogni anno come data della memoria per la giustizia sociale e ricordare che occorre riflettere sulle disparità sociali e la violazione dei diritti umani in tutto il mondo – continua Cirignotta – “Ma qual è la situazione italiana?”
“Dal rapporto Istat Italia sui 17 obbiettivi dell’agenda ONU 2030 nel 2022 circa 11,8 milioni di persone si trovano a rischio povertà ed il 25,4% è rappresentato da giovani. Tra questi anche persone che lavorano ma non hanno un reddito sufficiente per vivere di questi l’11,5%. Molte volte le diseguaglianze iniziano a scuola, e l’accesso è uno dei principali fattori di diseguaglianza che denota le condizioni di disagio socioeconomico delle famiglie”.
“L’Italia in tal senso è indietro in riferimento alle diseguaglianze sociali e rispetto ad altri paesi europei. Uno dei divari è l’incertezza, le preoccupazioni sul futuro dei giovani che vivono in continuo stato di precarietà che va a legarsi ad una bassa volontà di creare una famiglia e quindi ad abbassare la natalità nel 2023 a 393 mila nati con 7 mila nati in meno rispetto al 2022 e 183 mila in meno rispetto al 2008. In pratica in Italia abbiamo una popolazione di cinque anziani su un bambino presente. Guardando l’Italia nella stratificazione nord-sud è il mezzogiorno con il 10.3%, il nord con l’8% ed il centro con il 6,8%”.
“Le politiche sociali non guardano il lavoro come risorsa necessaria per i giovani e il sistema di reclutamento del personale vede una falla nei centri per l’impiego, nessun iscritto sa cosa e come, i corsi di formazione prevedono dislocazioni di 50 km che rappresentano un ostacolo per la persona in stato di povertà. Il concetto di reddito d’inclusione legato alla formazione è fallito. È stato un modo per creare ulteriori sacche di povertà”.
“Occorre creare un minimo di reddito per il cittadino, serve una maggiore responsabilizzazione dello Stato. Infine, sostanzialmente è stato dimenticato l’art. 3 della Costituzione – conclude Cirignotta … “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese ”... Premessa e riferimento di un Welfare perduto o non tenuto in considerazione?”
MCV
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