La riforma della Costituzione inizia con l’abolizione del Senato ?
Il Senato della Repubblica
Italiana rappresenta oggi uno scorcio storico che dall’antica Roma arrivato ai nostri giorni con un bagaglio di spesa
che si aggira intorno ai 155 milioni di euro all’anno. Naturalmente notevole l’importanza
politica e legislativa di questa camera che ha permesso la modifica anche
costruttiva di molte leggi. Il monocameralismo è in voga in molte democrazie
moderne come la Svezia, la Scozia, l'Ucraina, il Portogallo, Israele, la
Danimarca, la Grecia, la Norvegia sono in tutto ben 39 gli stati che promulgano
le loro leggi attraverso una sola camera. Base da cui partire per la
costruzione della nuova costituzione italiana che deve fondare il proprio
fulcro sullo snellimento della burocrazia con la riduzione dei tempi e delle
lungaggini che le due camere hanno creato in tutti questi anni dal dopoguerra. Una
riforma basata su un nuovo Senato in cui
saranno presenti i soliti raccomandati scelti politicamente tra Sindaci e
Presidenti di Regioni non ha senso perché tutto viene pilotato da un sistema
già vecchio ed obsoleto che non rappresenta la democrazia ma solo “La Politica”.
La garanzia sulle leggi può essere data da una figura importante come quella
del Presidente della Repubblica che in tal senso può essere collaborato da una
consulta presidenziale dedicata con funzione esecutiva. Lo spreco di denaro
collegato al mantenimento del Senato è globale perché l’infrastruttura deve
ugualmente essere mantenuta non solo dagli stipendi dei Senatori e dalle varie
indennità ma anche da tutti gli impiegati e dalle varie infrastrutture di rappresentanza
che hanno dissanguato da anni il sistema. La riforma delle Province già votata
rispecchia lo stesso errore che si stà facendo per il Senato infatti sono state
mantenute senza cambiare il sistema si ruota attorno alla stessa torta di
potere e di sprechi. Un sistema monocamerale con funzione legislativa,svolta
dalle varie commissioni può essere confacente al nuovo modello Italia. La
democrazia comunque non deve dimenticare che i deputati sono l’espressione del
popolo e non dei partiti,cosa che l’Italicum non prevede.
Di Maurizio Cirignotta
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