Una nuova moneta complementare per la Sicilia, rinasce Il Grano del regno di Sicilia ?
A portare avanti l’iniziativa
un ex Imprenditore Agricolo , il sig. Giuseppe Pizzino che valutata la
possibilità in Sicilia di poter creare una moneta complementare locale, secondo
quanto previsto dallo statuto di autonomia siciliano, ha voluto mettere le basi per un progetto di
legge attraverso un’associazione di scopo che ha presentato nel dicembre del
2013 al dedicato servizio per gli enti locali dalla regione siciliana una
iniziativa popolare utile ad adottare il nuovo sistema monetario siciliano “Grano”
ed a raccogliere 10.000 firme entro il 15
marzo 2014 onde supportare il progetto all’ARS(Assemblea Regionale Siciliana).
Secondo Pizzino: “Lo sviluppo
di una valuta regionale complementare ci mette in grado, per la prima volta
dall’introduzione delle valute nazionali nel diciannovesimo secolo di dare
supporto alla produzione regionale di beni e alla fornitura di servizi e di
farne un vero punto d’onore l’acquisto preferenziale di beni e servizi di
origine indigena” - lo scopo continua Pizzino - “ è creare un altro mezzo di
scambio e di pagamento, il Grano, che sia fattibile ed operativo in modo da
determinare se il modello di questa nuova valuta stabile basata sull’incentivo
alla circolazione sia o no funzionale in ambito regionale”. I punti a favore
dell’iniziativa secondo gli organizzatori sono : Primo, la creazione di uno strumento operativo: la moneta
elettronica (Gran Card), che deve essere
usata in analogia alla moneta scritturale bancaria come mezzo di scambio e di
pagamento per promuovere lo sviluppo economico della Regione Siciliana. Secondo, il “Patto d’interesse
generale” che consente la spendibilità del Grano attraverso un sistema di conti
per ciascun partecipante. Questo combina le caratteristiche professionali di un
circuito con le caratteristiche no-profit di una rete di scambio e commercio
locale, offrendo agli abitanti della Sicilia l’opportunità di scambiare tra
loro le rispettive abilità con la moneta locale. Terzo, la creazione di una struttura Istituzionale: la Banca
Complementare Siciliana che, garantendo con beni reali la convertibilità del
Grano, gestisca il nuovo sistema monetario Regionale, secondo il mandato
conferito dal Governo ed autorizzato
dell’Assemblea Regionale Siciliana. In pratica un sistema monetario di libero
scambio a livello locale che non supera i confini della Sicilia ma che può
essere regolarmente scambiato in banca con l’Euro. Il valore del Grano
siciliano è stato stabilito in euro 02,00. Nessuna competizione con la moneta
europea che resta vigente nella doppia prezzatura locale, in pratica un sistema
uguale a quello vigente in Inghilterra con il “pound” locale. La Sicilia
storicamente non è misconoscente ad una moneta regionale visto che l’isola durante
il regno di Sicilia (1060-1860) ha avuto una sua identificazione locale di moneta il Tarì. Riguardo
il valore delle varie monete in circolazione, 6 piccioli facevano 1 grano 20
grani facevano 1 Tarì, 30 Tarì facevano 1 Onza.
Il Tarì d’argento possiamo paragonarlo a 6 euro di oggi. La Sicilia a
suo tempo stampava moneta ed il banco di Sicilia è rimasto come istituto di
emissione delle lire siciliane fino agli anni 20 del XX secolo, perse il suo
privilegio quando con l’unità d’Italia le sue ingenti risorse valutarie ed
aurifere furono trasferite senza compenso alla Banca D’Italia.
Per riparare a
questa ingiustizia e per la considerazione che la bilancia commerciale Siciliana
era attiva, lo Statuto previde, all'art.40, che presso il Banco di Sicilia,
allora ente pubblico, prima della privatizzazione e dell'assalto romano, fosse
costituita una "camera di compensazione" derivante dalla bilancia dei
pagamenti siciliana (in pratica il saldo della bilancia commerciale, delle
partite correnti e dei movimenti di capitale) le cui valute o metalli pregiati
eccedenti sarebbero state destinate ai fabbisogni dell'Isola. I poteri forti
della Penisola fecero in modo che tale norma non avesse minima attuazione a
questa previsione ed a trasformare progressivamente la Sicilia in un paese con
bilancia commerciale deficitaria dipendente per la propria sopravvivenza
dall'esterno e quindi da Roma. Con l'attuazione dell'articolo 40 la Sicilia
avrebbe potuto, anzi "dovuto", emettere una propria valuta che
avrebbe creato condizioni concorrenziali con quella del Continente ed avrebbe
forse scritto un'altra storia. Il Trattato di Maastricht, infine, consegna la
Sicilia, con l'Italia intera, all'UEM, Unione Europea Monetaria, con quello che
ne oggi ne deriva. Il Grano quindi può essere un’opportunità per la Sicilia, ma
i siciliani riusciranno a capirlo?
Di Maurizio Cirignotta
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