Si rinnova il 16 agosto a Butera il culto di S. Rocco: “santo dei poveri e dei malati”
Si rinnova il 16 di Agosto il culto di S. Rocco in Sicilia ,tra i comuni
più attivi in tal senso, Scordia e
Butera. Butera , piccolo comune della
provincia di Caltanissetta arroccato in un montagna prospicente Gela, vive ”la
festa si San Rocco” nella piena devozione cristiana ,l’evento frutto di una
storia centenaria si fonda sui fatti del 1863, quando il santo protegge la
città dal flagello della peste che colpì il paese, con un miracolo che nasce
dalla spiagge di Gela dove fu trovata per caso una cassa di legno che fu posta
sopra in un carro trainato da buoi che portò
i resti mortali del santo a Butera , un arrivo miracoloso che pose fine della
pestilenza che in quel tempo imperava nei luoghi. Alcuni tratti di questa leggenda parlano di una trasfugazione
della sacra cassa avvenuta a discapito dei vicini Gelesi. Le diatribe ancora
oggi non si fermano ed hanno creato due comunità che venerano il santo
separatamente. Una storia che non si ferma alla cassa ma ai racconti popolari
che parlano della fuoriuscita di tante farfalle alla sua apertura, un segno che
fugò ogni dubbio sui resti mortali del santo. Ma più in là nel tempo la
leggenda dice che furono le stesse farfalle a comunicare al Papa la presenza
delle sacre spoglie di San Rocco. Negli anni la leggenda si sparse a tutti i
paesi limitrofi e la grande fede associata ai tanti miracoli personali ha
portato da anni migliaia di persone a percorrere nella ricorrenza del 16 Agosto
un viaggio obbligato anche a piedi ed a piedi scalzi dai paesi limitrofi verso le spoglie del Santo,
consistenti nel braccio, nella cassa, nel mantello presenti nel santuario
costruito per san Rocco a Butera. La vita del santo nato a Montpellier nel 1346
e morto in carcere a Voghera nel
1379,lo ha portato ad
essere il santo più invocato dal medioevo in poi, come protettore dal terribile flagello della peste,
e la sua popolarità è tuttora ampiamente diffusa. Il suo patronato si è
progressivamente esteso al mondo contadino, agli animali, alle grandi
catastrofi come i terremoti, alle epidemie e malattie gravissime; in senso più
moderno, è un grande esempio di solidarietà umana e di carità cristiana, nel
segno del volontariato. Con il passare dei secoli è divenuto il santo più
conosciuto nel continente europeo e oltreoceano, ma è rimasto anche uno dei più
misteriosi. Le statue che lo raffigurano vedono la presenza anche di un cane,
il motivo ci viene spigato dalla storia, si racconta, infatti, che durante la sua
malattia (peste) avvenuta a Piacenza egli si rifugiò in un grotta per evitare
di contagiare altre persone, un cane gli portava dei pezzi di pane presi al suo
padrone. Oggi Butera vive e ricorda il santo divenuto patrono della città con i
festeggiamenti a lui dedicati. Vengono durante il suo tragitto per le strade
della città spogliati anche dei bambini piccoli a segno della devozione e della
richiesta di aiuto verso le malattie.
Di Maurizio Cirignotta
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