Sicilia: “Si aboliscono le Province”; un esempio per l’Italia sprecona
Con decreto di giunta
regionale del 4 Marzo 2013 il Presidente della Regione Siciliana,
Rosario Crocetta, chiede l’abolizione delle province e
l’applicazione dello Statuto di Autonomia Siciliano. L’atto di
indirizzo ora dovrà passare al vaglio, nei prossimi giorni,
dell’Assemblea Regionale Siciliana che avrà l'onere di ratificare
la legge. Possiamo parlare di un evento epocale che oltre a restare
nella storia farà scuola all’Italia del politichese, il
provvedimento è stato voluto anche dal movimento cinque stelle che
nel suo “iter movimenti” di abolizione degli sprechi Nazionali,
raggiunge un altro obbiettivo importante, la norma farà risparmiare
alla Sicilia 700 milioni di euro che saranno destinati al reddito di
Cittadinanza Siciliana per le famiglie più povere. In realtà l’atto
normativo mai applicato dai precedenti governi regionali che si sono
susseguiti negli anni è incastonato fin dal 1946 nello statuto di
autonomia, un evento pattizio tra
la Sicilia in rivolta e l'allora Regno d'Italia. Un seguito storico
rappresentato dall'annessione dello Statuto anche alla costituente
Italia con legge costituzionale del 26 febbraio 1948 n° 2. Un
traguardo importante per i Siciliani che però non hanno mai potuto
applicarlo, per colpa della politica. Ben 43 articoli
modulati e scritti per meglio operare. Gli scontri in merito con lo
stesso stato Italiano hanno da sempre bloccato l'art.
15 che fin dalle sue origini presupponeva ed in maniera
lungimirante l'abolizione delle provincie. Tra gli atti più brutti
dello stato la dichiarazione di incostituzionalità dell'articolo
,quando a suo tempo fù emanata la legge regionale del 24 febbraio 1951.
Di Maurizio Cirignotta
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