Italia, la povertà si tocca con mano: ritorna il prestito su pegno


La crisi economica e sociale che stà colpendo l'Italia comincia a toccarsi con mano. Un indice importante è rappresentato dal ritorno di alcune forme di prestito che da anni sembrava abbandonato, “il prestito su pegno”. Una forma attuale di ottenere una liquidità in denaro che ripercorre secoli di storia. Le famiglie in cambio di denaro pongono a pegno (gioielli, orologi argenteria ecc.) con la possibilità di riscatto in cambio di un piccolo interesse. Una pratica che si stà sempre più diffondendo il credit crunch da parte delle banche. Le operazioni segnalate dalla banca d'Italia sono circa 30 mila in un solo mese, unprocesso che mette i compro oro in secondo piano perchè volendo si può riavere il bene posto a pegno. Il funzionamento del credito a pegno viene regolarizzato dal codice civile (art. 2784 e seguenti) e consiste nel consegnare un oggetto in cambio di denaro. Vengono impegnati maggiormente oggetti di valore ma alcune banche accettano anche quadri ,tappeti e pellicce. Gli oggetti posti a pegno vengono stimati da un perito della banca di solito la valutazione è del 50% per i beni non preziosi e dell'80% per i beni preziosi. La banca infatti si cautela nell'eventualità del mancato riscatto. Il prestito viene concesso sull'oggetto senza nessuna indagine patrimoniale e viene contestualmente rilasciata una polizza assicurativa con la data del riscatto (6 mesi con possibilità di rinnovo). Gli interessi per il riscatto variano da banca a banca e si aggira intorno al 18% su base annua. Non sono usurai perchè il tasso di usura in italia è stabilito al 19,4%. Infine se il proprietario non riesce a riscattare il bene la banca lo mette all'asta.

                                                                                                                    Di Maurizio Cirignotta 

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