Italia in vendita!! Patrimonio nazionale in saldo.

Il grande patrimonio italiano fatto di Industrie e intelligenza imprenditoriale comincia a sfaldarsi sotto gli interessi degli investitori Americani ed Europei. Tra i primi ad aprire le porte al processo di demolizione del Made in Italy è la Fiat. Oggi, infatti, l’azienda è inglobata all’interno del gruppo Stellantis attraverso la vendita della FIAT-FCA azienda costituita il 12 ottobre 2014 in seguito alla fusione di Fiat con Chrysler e con sede ad Amsterdam e domicilio fiscale a Londra. L’azienda in merito aveva ricevuto dall’Italia cospicue sovvenzioni statali per mantenere la produzione delle auto in Italia.

La nuova Stellantis ha nel mondo circa 160.000 dipendenti con maggiore azionista EXOR che rappresenta la Holding della famiglia Agnelli con il 14,2% mentre il secondo azionista è Peugeot con il 7,1% ed il terzo è il governo francese tramite Bpi con il 6,1%. A comandare realmente il gruppo è Henri de Castries nominato Amministratore non esecutivo di Stellantis con effetto dal 17 gennaio 2021 e Amministratore Senior Indipendente il 17 gennaio 2021. Nato in Francia nel 1954, ha ottenuto una laurea presso l'École des Hautes Etudes Commerciales (HEC) e la Scuola nazionale di amministrazione (ENA).

In pratica il nostro fiore all’occhiello dell’ automotive italiana ,la Fiat, oggi è controllata dal governo francese che sta attuando un processo di decostruzione del sistema produttivo in Italia mantenendo i siti Francesi e sviluppando industrie in Marocco, Serbia e Tuchia dove la manodopera ha un costo certamente più basso. La corsa all’Elettrico per contrastare la Cina secondo la visione Europea ha reso obsoleti i siti di produzione dei motori termici di cui l’Italia è madre specie per il diesel.

Il settore dell’auto in Italia rischia di chiudere i battenti sebbene ci siano le rassicurazioni di Tavares amministratore delegato di Stellantis. I siti di produzione italiani riescono a sfornare oggi solo 300.000 auto rispetto alla capacità di 1,5 milioni di capacità produttiva con un aggravio per lo stato collegato alla cassa integrazione ed agli ammortizzatori sociali. Sono a rischio circa 20.000 posti di lavoro che interesseranno i siti di Torino, Pomigliano D’Arco. Melfi e Piedimonte San Germano. Tra i paesi che dovrebbero subire un maggiore impatto sono Germania (121 mila lavoratori), Italia (74 mila), Spagna (72 mila), Romania (56 mila) tra il 2030 ed il 2035 (studio PWC)

Lo sciopero delle tre sigle sindacali CGIL – CISL – UIL dei metalmeccanici il 18 ottobre è la punta di un iceberg prossimo a sciogliersi sotto le politiche nazionali di un governo che ha creato un ministero ad hoc sul Made in Italy ma che in realtà non riesce a governare un sistema globale di grandi flussi di denaro che ha puntato gli occhi proprio sull’Italia Nazione indebitata che nel 2024 ha sfiorato i 30 miliardi di euro di debito ed è costretta a pagare 800 milioni l’anno di interessi. Senza contare la forca caudina europea in frazionista che chiede di ridurre il debito.

Nel processo di svendita non vi è solo l’automotive ma anche tutta una serie di società Italiane che già sono state vendute al fondo BlackRock americano, infatti, è utile elencare tutte le società in cui il fondo ha investito e nell’elenco ci sono comprese le grandi partecipate pubbliche, le multiutility, l'energia, la moda, le banche, la meccanica, le armi e altro ancora.

Per questione di correttezza saranno elencate tutte le aziende con interessi Americani in Italia: A2a, Amplifon, Azimut, Mps, Banca Generali, Banco Bpm (dove ha il 4,75), Banca Mediolanum, Bper Banca, Brunello Cucinelli, Buzzi, Campari, Diasorin, Enel (dove ha il 5%), Eni (dove ha superato il 5%), Erg, Ferrari, FinecoBank (dove ha quasi il 10%), Generali (dove ha il 3%), Hera, Interpump, Intesa San Paolo (dove ha il 4%), Inuit, Iveco, Leonardo, Mediobanca (dove ha il 5%), Moncler (dove ha il 5%), Nexi, Pirelli, Poste italiane, Prysmian (dove ha il 7%), Recordati, Saipem, Snam (dove ha il 5%), Stellantis (dove ha il 4%), St Microeletronics (dove ha il 5%), Telecom, Tenaris, Terna (dove ha il 5%), Unicredit (dove ha più del 7%) e Unipol.

Il totale del valore azionario di BlackRock in queste società è pari a 25 miliardi di euro. Ma nel giro di pochi anni il fondo riuscirà come un cavallo di troia a prendere tutto con il bene placet del nostro governo. Infine, possiamo ammettere che l’Italia non è più padrona di sé stessa e le conseguenze saranno alquanto vere proprio sull’’economia reale che porta ampi dividendi fuori dall’Italia attuando una distruzione del substrato lavorativo di operai che hanno gli stipendi più bassi d’Europa. La new Economy Italiana avrà un ruolo importante in termini di consumi ma non di produttività.


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