Ucraina: prova di forza di Putin ; “inizia la nuova guerra fredda USA-RUSSIA”
Il grande ribaltone dell’Ucraina,stato
indipendente dal 1° Dicembre 1991, avvenuto nei giorni scorsi con la caduta del
dittatore Viktor Ianukovich, ha determinato la grande rabbia della Russia di
Putin. La Russia non ha infatti digerito la perdita di una sovranità politica-economica
nell’Ucraina che avveniva in maniera disattesa dal 2004 con l’ex presidente Ianukovich.
Un percorso di potere caratterizzato da brogli elettorali e da ripetizioni
continue delle elezioni che dal 2004 si sono susseguiti fino al 2010 quando il
Presidente Viktor Ianukovich vince di stretta misura su Julija Tymošenko leader
della rivoluzione arancione. La Russia si ritiene soddisfatta e sostiene
apertamente il nuovo presidente attivando con lo stesso un accordo storico sugli
approvvigionamenti di gas per l’Ucraina. Il nocciolo della questione per la Russia
è rappresentato proprio dall’importanza della geografia politico-militare ed
energetica dell’ Ucraina che vede la presenza di ben 1490 i chilometri di oleodotto, seconda
per superficie donata a questo oleodotto solo alla Bielorussia, imbattibile con
i suoi 2910 chilometri. l’Ucraina è attraversata dalla principale arteria del
trasporto di petrolio russo verso il vecchio Continente, quello che è comunemente
chiamato l’Oleodotto dell’Amicizia.
Continuando con le cifre, il debito Ucraino collegato all’approvvigionamento di
gas, con l’inasprirsi delle lotte, si aggirerebbe comunque intorno ai 1,55 miliardi di dollari. Un vero problema per la Russia e per la
sudditanza che ha voluto determinare negli anni attraverso l’imposta bolletta
energetica dell’Ucraina verso la Russia.
Dietro tutto questo la
possibilità dell’Ucraina di risolvere i
propri problemi di bolletta attraverso una grande risorsa nascosta collegata al
gas ed alla metodica fracking sviluppata già dagli americani che da
importatori, ora esportano gas metano . Un dilemma che proprio alle porte della
Russia sembra far sfuggire di mano a Putin una grande fonte di denaro e la
possibilità di rifornire con il proprio gas l’Europa. Ma la preoccupazione
maggiore è la logistica territoriale di tipo militare che con il ribaltone dei
giorni scorsi fa ritornare in un territorio dell’ex Russia la filosofia Europeista
già affossata con l’ex presidente decaduto. La Russia ha bisogno per la propria
flotta navale delle basi nel Mar Nero, infatti possiede pochi porti con acque
abbastanza profonde per le proprie navi militari, Sebastopoli è un nodo cardine
in tal senso in quanto permette alle navi della flotta russa di spostarsi con
facilità verso il mediterraneo e la Siria. L’Ombra di una eventuale annessione
dell’Ucraina all’Europa e al patto OSCE-NATO, forse farebbe imbestialire
chiunque. Questa è una dura realtà, la mossa di conquistare con l’esercito la
Crimea regione Ucraina, volge il senso della ragione verso Putin che ha paura
di essere ingabbiato. La prova di forza avviata da Putin il 26 febbraio con il coinvolgimento
di 150 mila uomini, 90 aerei, 120 elicotteri, 880 carri armati, oltre 1.200
mezzi di vario genere e fino a 80 navi della flotta del Nord e del Mar Baltico
è stata dettata proprio da tutto questo. In realtà le dichiarazione di oggi 4
marzo 2014 di Putin sono in linea con la chiara volontà di non mollare, il
ritiro delle truppe russe, è solo di facciata e servirà ad aprire i tavoli
diplomatici in posizione dominante. Secondo Putin la caduta di Kiev è solo un
colpo di stato militare, lo stesso continua le sue dichiarazioni ammettendo di
non accettare le prossime elezioni democratiche in Ucraina. Chiare le
difficoltà della diplomazia. Una guerra fredda che invece è già in atto con gli
Stati Uniti che hanno preso giustamente la drastica decisione di chiudere tutte
le cooperazioni militari con la Russia e tutte le attività commerciali, il G8
sarà solo la goccia che farà traboccare il vaso. L’Europa continua invece con
la sua paura diplomatica di sempre, dando alla Russia tutte le opportunità
utili a raggiungere il suo scopo. L’Italia ed il governo Renzi è impaurito per
l’eventuale perdita del Gas Russo, conquistato negli anni scorsi dal premier
Berlusconi è di vitale importanza per il nord dell’Italia. La diplomazia saprà
risolvere una così complicata matassa ?
Di Maurizio Cirignotta
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