
Si celebra a Butera il
16 agosto 2019 la festa di S. Rocco di Montpellier, giovane
Nobile Francese che dopo avere lasciato i fasti dell’agiatezza di quel tempo ha
aperto il suo cuore alla divina provvidenza dedicata ai malati di peste, alla
carità . Nato a Monpellier in Francia nel 1346/1350 morì a Voghera nella notte
tra il 15 ed il 16 di agosto 1376/1379. La sua storia di pellegrino e
taumaturgo racconta di una nascita miracolosa avutasi dai genitori jean e Libère, che in avanzato stato di
età ebbero realizzato il sogno di avere un erede per la casata. Dopo aver
frequentato l’università di Montpellier fino all’età di 20 anni, la perdita dei
genitori lo avvicinò al culto di S. Francesco ed all’entrata
nell’ordine Terziario dei Frati Minori e dopo avere venduto tutti i suoi
averi decise di affrontare il
pellegrinaggio verso l’Italia dove arrivò nel lontano 1367 quando la penisola
era flagellata dalla peste. Un momento importante per la sua vita di fede e di
servizio verso i malati che lo stesso serviva, curava e soccorreva nel suo
spirito di abnegazione verso il prossimo, strappava le sue vesti per farne delle
bende che potevano alleviare le ferite della peste. Una delle sue tappe dell’italico
peregrinare fu la città di Acquapendente dove conobbe Vincenzo presso l’ospedale
di San Gregorio e dove per intercessione di un angelo egli benediva gli
appestati con il segno della croce favorendo la guarigione dei malati. Per suo
operare l’epidemia di peste si estinse in quella città , altre località lo
videro protagonista di guarigioni miracolose. Nel suo cammino nel 1368 giunse a
Roma dove rimase tre anni, qui curò il cardinale Anglico Grimoard , Francese,
fratello di Papa Urbano V.

Lo stesso lo portò in udienza dal papa. Dopo la
permanenza triennale di Roma il santo decide di ritornare i Francia a
Montpellier ma nel suo percorso lungo la via Francigena ritrova a Piacenza l’ombra
della Peste che aveva falciato centinaia di persone, decise di rimanere nella
città presso l’ospedale S. Maria di Betlemme per debellare il morbo. La peste
lo colpì durante il suo operare e per evitare di contagiare altre persone si
trascinò presso una grotta posta lungo il fiume trebbia. Si narra che un cane
visto s. Rocco malato in quella grotta portò ogni giorno un pezzo di pane sottratto
al suo padrone Gottardo Pallastrelli. Ma il fato volle che il nobile seguì il
cane nel suo peregrinare nella selva fino a trovare S. Rocco. Il nobile favorì
la cura del Santo che riprese il suo percorso di pellegrino. La via Francigena
lo portò nella città di Voghera dove entrato nella città con barba lunga e
vestiti polverosi fù scambiato per una spia legato e condotto dal governatore
(suo Zio Paterno) non fece nulla per farsi riconoscere e finì in carcere. Si
parla di tre o cinque anni di prigionia dove il martirio della dimenticanza da
parte di tutti lo colpì e dove morì nel 1379 nella notte tra il 15 ed il 16 di
Agosto. Era morto un innocente !!, a riconoscere il corpo fù la nonna paterna
madre del governatore che lo riconobbe dalla croce rossa impressa nel suo corpo
e da una tavoletta a fianco della sua salma sulla quale erano incisi il nome di
Rocco e le seguenti parole:
«Chiunque mi invocherà contro la peste sarà
liberato da questo flagello».
Il corpo di S. Rocco oggi si trova
a Venezia ma tante reliquie sono sparse in tutta Europa ed in molte città Italiane
tra cui Butera in provincia di Caltanissetta dove si trova
il braccio, la cassa, il mantello. La storia di San Rocco e di Butera si concretizza secondo
la leggenda nel 1863 quando il santo protegge la città dal flagello della peste
con un miracolo che fece arrivare dalla spiaggia una cassa di legno che posta
sopra un carro trainato da buoi portò i resti mortali del santo a Butera , determinando
così la fine della pestilenza. Alcuni tratti della leggenda parlano di un
trasfugazione della sacra cassa avvenuta a discapito dei vicini Gelesi. Una
storia che non ferma la sua origine leggendaria. Gli abitanti , infatti, non
sapevano di chi fossero le spoglie della cassa che alla sua apertura vide la
fuoriuscita di tante farfalle che diedero in quel momento solo dei dubbi. Ma
più in là nel tempo furono le stesse farfalle sempre secondo la leggenda
popolare a comunicare al Papa la presenza delle sacre spoglie di San Rocco.
Negli anni la leggenda si sparse a tutti i paesi limitrofi e la grande fede
associata ai tanti miracoli personali ha portato migliaia di persone a
percorrere nella ricorrenza del 16 Agosto un viaggio obbligato anche a piedi
scalzi verso le spoglie del Santo situate presso il Santuario a lui dedicato
nella città di Butera
Di Maurizio Cirignotta
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