Israele e Palestina, 64 anni di guerra “Infinita”

Una guerra , quella Israelo-Palestinese, che si ripercorre da 60 anni in un conflitto continuo che nel corso della sua storia ha ormai fatto migliaia di morti . Una storia convulsa ricca di odio e rancori che hanno creato conflitti e morte collegati alla scippo di una terra tutta palestinese, avvenuto sotto l’egidia dell’ONU 60 anni fa. Il conflitto arabo-israeliano ,infatti, raccoglie più di cento anni di tensioni politiche , lo stato di Israele e la sua istituzione ne è stata l’origine. Il movimento sionista crea un nuovo stato in una terra certamente rivendicata dalla storia come patria storica ma che dal movimento panarabo viene considerata parte integrante dello stato palestinese. L’occupazione britannica è stata l’ago della bilancia che ha determinato su mandato formale della originaria società delle nazioni la nascita del nuovo stato. Tra le cause la possibilità di avere nella zona la possibilità di insediare nuove etnie europee e produrre un nuova generazione altamente sviluppata anche economicamente all’interno di una zona strategica che vedeva il vicino egitto,la siria ed il canale di suez. Una realtà che veniva anche supportata dalla grande disponibilità economica degli ebrei che al di fuori della loro terra infatti loro erano divenuti degli importanti banchieri. Herzl ,infatti,organizzò il primo convegno sionista mondiale a Basilea nel 1897 e in esso furono poste le basi per la graduale penetrazione ebraica in Palestina, grazie all'acquisto da parte dell'Agenzia Ebraica di terreni da assegnare a coloni ebrei originari dell'Europa e della Russia, per poter poi conseguire la necessaria maggioranza demografica e il sostanziale controllo dell'economia che potessero giustificare la rivendicazione del diritto a dar vita a un'entità statale ebraica. Le popolazioni che vivono in tale zona sono da secoli a forte maggioranza araba ma al termine del XIX secolo ma la spinta agli insediamenti ebraici fu data dalla fine della seconda guerra mondiale che con i profughi provenienti dall’olocausto divenne a maggioranza ebraica. Già dai primi del 900 il popolo palestinese si sentì minacciato dal nuovo conquistatore e nacquero i movimenti nazionalisti ed estremisti. Un riconoscimento importante per gli ebrei arrivò nel 1917 dalla Dichiarazione Balfour, con cui la Gran Bretagna riconosceva ai sionisti il diritto di formazione di "'un focolare nazionale" in territorio palestinese, condizione utile ad una chiara interpretazione della promessa di costituire uno stato autonomo ed indipendente. L'interpretazione della Dichiarazione Balfour sarà subito causa di attriti tra la popolazione araba preesistente (che temeva la costituzione di uno stato ebraico) e i sionisti, che la interpretavano come l'appoggio da parte del governo britannico al loro progetto. La fiammella che determina l’inizio delle ostilità e lo sviluppo degli insediamenti ebraici in Palestina che attraverso l’agenzia ebraica riuscì ad acquistare insediamenti e terreni che portarono in Palestina 360.000 ebrei . una condizione che nel 1948 ha portato alla risoluzione delle Nazioni Unite che dichiarò formalmente la nascita dello stato di Israele e l’esodo delle popolazioni arabe-palestinesi dalla zona. Molte le discrasie che si sono ripercosse sotto il dominio britannico vedi quello della proprietà terriera. Spesso ,infatti,gli attriti non erano dovuti all'immigrazione in sé, ma ai differenti sistemi di assegnazione del terreno: gran parte della popolazione locale per il diritto inglese non possedeva il terreno, ma per le abitudini locali possedeva le piante che vi venivano coltivate sopra (tra cui gli alberi di ulivo, che erano la coltura prioritaria e che, vivendo anche secoli, divenivano dei "beni" passati di generazione in generazione nelle famiglie), di conseguenza molti terreni usati dai contadini arabi erano ufficialmente (per la legge inglese) senza proprietario e venivano quindi acquistati dai coloni ebrei (o loro affidati) appena immigrati i quali, almeno in un primo tempo, erano ignari di questa situazione. Questo, unito alle regole con cui venivano solitamente gestiti i terreni assegnati ai coloni (la terra doveva essere lavorata solo da lavoratori ebrei e non poteva essere ceduta o subaffittata a non ebrei), di fatto toglieva l'unica fonte di sostentamento e lavoro a moltissimi insediamenti arabi preesistenti. Possiamo dire che è stato perpetrato un vero scippo ai palestinesi. Una situazione molto esplosiva che portò la Gran Bretagna a fare un passo indietro nell’appoggio al Movimento Sionista con il famoso libro Bianco. L’America da quel momento diventava il nuovo patner di Israele. Un conflitto etnico - economico ma anche religioso come si manifesta nei fatti dell’agosto del 1929 quando cominciarono a circolare voci su scontri in cui i sionisti avrebbero picchiato i residenti arabi della zona e offeso Maometto. Centinaia di Morti da entrambi le parti sono state le conseguenze dell’attrito religioso. La definitiva risposta delle Nazioni Unite alla questione palestinese fu data il 25 novembre 1947 con l'approvazione della risoluzione 181, che raccomandava la spartizione del territorio conteso tra uno Stato palestinese, uno ebraico e una terza zona, che comprendeva Gerusalemme, amministrata direttamente dall'ONU. La nascita ufficiale dei due Stati in Palestina era stata fissata dall'ONU nel 1948, ma essa non ebbe mai luogo. Infatti, non appena i britannici ebbero lasciato la zona, la Lega Araba, che non aveva accettato la risoluzione dell'ONU, scatenò una guerra "di liberazione" contro Israele (1948-1955).
Le guerre tra i due popolo si sono ripercorsi sempre nel corso del tempo fino ad oggi e le popolazioni hanno dovuto subire dal 1948 al 1973 100 mila morti. La prima Intifada, dal 1987 al 1992, ha causato la morte di 2 mila persone, in massima parte palestinesi. Dall'inizio della seconda Intifada (settembre 2000) al 20 giugno 2007, hanno perso la vita 4626 palestinesi e 1050 israeliani. Almeno 214 palestinesi sono morti negli scontri tra le milizie di Hamas e Fatah. Il bilancio provvisorio della guerra nella Striscia di Gaza del dicembre2008/gennaio 2009 è di quasi 800 palestinesi morti, quasi metà dei quali civli, e 11 vittime israeliane. (fonte Amnesty International). Naturalmente un conflitto infinito che in questi giorni si è ancora una volta acceso con i venti di guerra . Una mediazione ,quella internazionale fallita nel tempo perché frutto di interessi occulti ed economici oltre che geo-politice che si sono nascosti dietro una rivendicazione territoriale per il controllo dell’accesso ai fiumi ed alle riserve idriche molto scarse nella zona. Tra gli interessi internazionali di scambio di armi si possono valutare le forniture ad Israele di armi ed addestramento da parte degli Stati Uniti,dalla Francia e dalla Germania. I Palestinesi invece ricevono armi dalla vicina Siria, dall’Arabia Saudita e dall’Iran. Una situazione che può sfociare in un conflitto allargato visti i movimenti di guerra della vicina Siria ma che si può facilmente allargare attraverso una guerra religiosa ed i focolai del vicino Iraq. 

                                                                                 Di Maurizio Cirignotta




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