Pensione, nel 2021 a 67 anni


Si allunga la scure di età per poter godere della pensione di vecchiaia. E’ la legge 114/2011 (riforma Monti-Fornero) a segnare il passo, dal 2021 infatti si potrà andare in pensione a 67 anni. Gli scaglioni indicati dalla legge aumentano anche il trend per le lavoratrici dipendenti che potranno andare in pensione a 62 anni dal 2012, 63 e sei mesi per il 2014, 65 per il 2016, 66 anni dal 2018. Le lavoratrici autonome invece andranno in pensione a 63 e sei mesi dal 2012, fino ad arrivare a 66 anni nel 2018. Non esisterà più la finestra mobile. Un sistema pensionistico quello Italiano che arriva al capolinea dopo tutta una serie di leggi e leggine che sono partite nel 2004 con la riforma Maroni legge 243/04 ,tanto contestata, ma sicuramente più adeguata per i lavoratori che in tempi non sospetti  potevano andare in pensione con 40 anni di contribuzione ed un requisito anagrafico 57 ai 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne,si mantenevano anche 4 finestre di uscita. Ad essere maggiormente colpite sono state le donne che improvvisamente fin dalla legge 122/2010 si sono ritrovate un prolungamento lavorativo di 5 anni. Condizione mantenuta dalla legge 122/2012 che ha imposto una finestra d’uscita ed uno slittamento di 18 mesi per andare in pensione. Tutte condizioni che hanno avuto l’obbiettivo di allontanare per quanto possibile l’accesso alla pensione da parte dei lavoratori. Riforme che porteranno ad un panorama lavorativo di solo appannaggio della terza età ed ad un aumento della disoccupazione giovanile oggi in Italia già al 35%. Chi pagherà il nostro futuro ? Alla data odierna, nessuno, perché il ricambio contributivo a lungo termine è stato annullato proprio da queste leggi tampone. Un sistema che fra qualche anno sarà al collasso. A pagarne le conseguenze saranno i giovani che si dovranno barcamenare all’interno del tunnel del precariato senza poter avere una chiara sicurezza pensionistica. La risoluzione del problema e volano del sistema è dare lavoro ai giovani, eliminare il precariato e favorire le politiche della famiglia. Occorre dare un ricambio lavorativo ed uno stimolo sia alla politica del lavoro della pubblica amministrazione che a quella del privato.
                                                                                                                   Di Maurizio Cirignotta  

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