L'ONU lancia l'allarme entro il 2030 il 67% della popolazione senza acqua


Le risorse idriche mondiali sembrano essere in pericolo, tra le cause lo sviluppo economico mondiale. A lanciare l'allarme sono le Nazioni unite che nel 3° rapporto sullo Sviluppo delle Risorse Idriche nel Mondo, presentato a New York (Stati Uniti), ammette che nel 2030 il 67% della popolazione mondiale resterà senza acqua. Tra le cause la crescita della popolazione mondiale e la sua allocazione, l’aumento del livello di vita, i cambiamenti di abitudine nell’alimentazione ed il peso della produzione di biocarburanti. Il direttore Generale dell' Unesco Koichiro Matsuura ha dichiarato :“Per la crescente scarsezza d’acqua, un governo adeguato è necessario per la sua gestione. La lotta contro la povertà dipende anche dalla nostra capacità di investire nelle risorse idriche”. La relazione esplicativa in tal senso è stata presentata il 16 marzo a Istanbul (Turchia), durante il V Forum Mondiale dell’Acqua. Nella Relazione si afferma che alcuni paesi “stanno arrivando al limite dello sfruttamento delle loro risorse idriche” e che gli effetti del cambiamento climatico gravano notevolmente sulla situazione globale . Molti esperti hanno considerato valida la possibilità che l’acqua possa con il tempo divenire oggetto di indicizzazione politica in virtù anche delle rivalità emergenti tra i diversi paesi ed i diversi settori di attività, nonché tra zone rurali e le zone urbane. Una situazione preoccupante che ha presupposto degli obbiettivi comuni entro il 2015 premesso infatti che nel resto del mondo, i maggiori problemi sono relativi all’inesistenza di servizi basilari adeguati all’uso dell’acqua (acqua potabile sicura, produzione alimentare) e considerando che in molte regioni del mondo e qualora queste tendenze persistano, si prevede che nel 2030 circa cinque milioni di persone, ovvero il 67% della popolazione mondiale, sarà sprovvista di servizi basilari si denota quindi il mancato raggiungimento dell'obbiettivo di Sviluppo del Millennio (OSM), secondo i quali nel 2015 più del 90% della popolazione mondiale userà migliori fonti di acqua potabile. Sempre secondo il rapporto, i progressi in materie di servizi basilari sono insufficienti per raggiungere l’obiettivo fissato. L’Africa Sub Sahariana conta ancora trecentoquaranta milioni di persone senza accesso all’acqua potabile sicura, e cinquecento milioni di persone hanno carenti servizi sanitari. Tali cifre coincidono con le persone più povere, che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno. Tale disparità mondiale avrà riflessi sulla salute della popolazione. L’80% delle infermità che colpiscono i paesi in via di sviluppo sono infatti legate all’acqua e sono causa di morte prematura per circa tre milioni di persone. La diarrea, ad esempio, uccide ogni giorno nel mondo circa cinquemila bambini, uno ogni sette secondi. Il rapporto segnala che il 10% delle infermità di tutto il mondo si potrebbero evitare con una migliore fornitura d’acqua, con servizi sanitari, con l’igiene e la gestione delle risorse idriche. Altro settore dolente" I Cambiamenti Climatici",nel 2030, infatti il 47% della popolazione mondiale vivrà in zone in cui la pressione esercitata sulle risorse idriche sarà molto intensa. Nel 2020, tra i 75 ed i 250 milioni di abitanti dell’Africa soffrir ano le conseguenze dell’incremento delle pressioni esercitate sulle risorse idriche a causa della crescente desertificazione del continente e dello sfruttamento delle risorse da parte dei paesi industrializzati. La scarsezza dell’acqua in alcune regioni aride e semiaride del pianeta potrebbe avere serie ripercussioni sulle correnti migratorie. Secondo le previsioni, il numero di persone che potrebbero venire sfollate a causa di tale scarsezza oscillerà tra i 24 ed i 700 milioni. Infine tra le soluzioni indicate quella di minimizzare le perdite d’acqua, migliorare la gestione dell’acqua e ridurne la domanda. Molti paesi hanno già adottato leggi per proteggere le loro risorse idriche ed amministrarle con prudenza, ma secondo l'Unesco non si sono visti ancora effetti tangibili. Nel Bacino del Mediterraneo le maglie urbane ed agricole sono estremamente inefficaci, a causa delle ingenti perdite d’acqua causate dagli sprechi. Si è calcolato che viene disperso il 25% d’acqua nelle zone urbane ed il 20% nei circondari. Occorre secondo i relatori che si approntino dei mezzi utili a responsabilizzare settori come l’agricoltura, l’energia, il commercio e la banca, perché esercitino un’influenza decisiva nella gestione delle risorse idriche. La relazione distingue inoltre tra la cooperazione intergovernativa, tra imprese private ed organizzazioni della società civile.
Maurizio Cirignotta

Lo studio è stato realizzato da ventiquattro organismi ed enti delle Nazioni Unite ad integrazione di ONU-Acqua, per l’incarico di coordinare la sua realizzazioni, il Programma Mondiale di Valutazione delle Risorse Idriche (WWAP).

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