Il Movimento Polo Oncologico di Gela chiede al Governo il finanziamento di un IRCCS per le Patologie da Industrializzazione


Al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Silvio Berlusconi

Al Ministro della Salute On. Maurizio Sacconi

Al Presidente del Senato
On.Giuseppe Schifani

Al Presidente della camera
On Gianfranco Fini


Oggetto : Richiesta di apertura di un Istituto di Ricerca per patologie da industrializzazione nell'area di Gela.

Le grandi vicissitudini che hanno negli anni caratterizzato il territorio di Gela ,oggi distrutto dopo circa 40 anni di industria, sia dal punto di vista ambientale che Sanitario sono state nel tempo prese in carico dalle famiglie che sotto gli occhi di tutti hanno patito lo status di “mutus residenti” acquisito nella misconoscenza del reale pericolo ,facendosi quindi carico nel silenzio della morte di migliaia di familiari attraverso patologie importanti quali Tumori e Malformazioni di una grave realtà territoriale. Il tasso di mortalità a Gela, infatti, è superiore alla media italiana del 57 per cento in più per i tumori allo stomaco per i maschi e del 74 per cento in più al colon retto per le femmine, del 13 per cento in più per i maschi e del 25 in più per le femmine per malattie cardiovascolari.

Il sogno di Mattei che nel lontano 1962 pose la prima pietra inaugurale utile alla costruzione dell'attuale petrolchimico se da un lato ha portato sviluppo dall'altro ha solamente alimentato Mafia,Malaffare e tanti danni alla salute dei cittadini,la città di Gela infatti era solo una piccola cittadina che basava la sua economia sull'agricoltura ed in special modo sulla coltivazione del cotone.

Ad avvalorare tale condizione anche la classificazione del territorio del Gelese comprendente anche Niscemi e Butera in zona ad alto impatto ambientale come rilevasi dal D.P.R del 17 Gennaio 1995 riguardante l’approvazione del”Piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Caltanissetta-Sicilia Orientale”non che’ dell’allegato B del D.M. 18 settembre 2001 ,n.468 (G.U. n°13 del 16-01-2002).

Tra i vari Studi quelli epidemiologici che hanno ribadito la premessa in oggetto, in relazione ai possibili effetti sulla salute derivanti da esposizioni ambientali dei residenti nei comuni con grandi insediamenti industriali come indicato anche dal Dipartimento Osservatorio Epidemiologico della Regione Siciliana - in collaborazione con l'E.S.A Epidemiologia Sviluppo Ambiente e con l'ASL ROMA/E «Stato di salute della popolazione residente nelle aree ad elevato rischio ambientale e nei siti di interesse nazionale della Sicilia - Analisi della mortalità (aa 1995-2000) e dei ricoveri ospedalieri (aa 2001-2003)» si è valutato il quadro di mortalità (1995-2000) e di morbosità (2001-2003) della popolazione residente nelle aree siciliane dichiarate dalla legislazione nazionale e regionale «aree ad elevato rischio di crisi ambientale», tra le quali rientra l'area industriale di Gela, mediante appositi parametri tecnico-statistici rispetto alla popolazione residente nei comuni limitrofi scelti come riferimento; lo studio citato ha evidenziato che nell'area di Gela vi sarebbe «un eccesso di patologie tumorali sia negli uomini che nelle donne; che si registra in particolare un aumento dei tumori dello stomaco, del colon retto, della laringe, dei bronchi e polmoni, della vescica e dei linfomi non-Hodgkin; un eccesso di ricoveri per le malattie cardiovascolari, per le malattie respiratorie e in particolare per le malattie respiratorie acute, per le malattie polmonari croniche, per l'asma bronchiale e per l'asma nei bambini». Contestualmente lo studio ha rilevato un eccesso di ricoveri negli uomini per la pneumoconiosi e nelle donne per le malattie del rene. Va evidenziato, altresì, che a Gela sono migliaia i casi di malformazioni congenite; tale studio ha riportato che «è verosimile che gli eccessi di mortalità e morbosità osservati nelle aree di Augusta-Priolo, Gela e Milazzo siano attribuibili ad esposizioni professionali ed ambientali legate ai numerosi impianti industriali ed al conseguente inquinamento delle matrici ambientali»come indicato dalla risoluzione N. 8-00023 della XII commissione della camera dei deputati del parlamento Italiano.

Anche l’OMS e il CNR hanno presentato il 5 giugno 2007 un'ampia relazione su ambiente e salute nelle aree ad alto rischio Presentato alla VIII permanente Ambiente, territorio e lavori pubblici, in occasione della giornata mondiale per l’ambiente, nell’ambito dell’ Indagine conoscitiva sulla valutazione delle conseguenze ambientali provocate dall'inquinamento urbano, dallo smaltimento dei rifiuti e dalle aree ad alto rischio’ dove si specifica che in Italia sono presenti migliaia di siti inquinati di cui 54 Siti di interesse nazionale per le bonifiche (SIN); circa 6.000 Siti di interesse regionale per le bonifiche (SIR); 58 siti con elevata contaminazione da amianto; 1.550 siti minerari quasi tutti dismessi; 1.120 stabilimenti a rischio di incidente rilevante. I 54 SIN, che vengono gestiti dal ministero dell’Ambiente con Conferenze di servizi e godono di finanziamenti statali dedicati alla bonifica, interessano l’area di 311 Comuni, per una popolazione che va dai 6,4 agli 8,6 milioni, a seconda se si escludono o includono Milano e Torino.In considerazione del fatto che la dimensione del problema è dunque consistente, considerando oltretutto che dagli studi epidemiologici effettuati in molte aree appare chiara la relazione tra inquinamento e aumento della mortalità e di alcune malattie tumorali, croniche o acute. Secondo un recente studio dell’Organizzazione mondiale della Sanità, l’inquinamento atmosferico nelle aree urbane interessa circa 9 milioni di italiani, circa il 16% della popolazione residente nelle 13 città di maggiori dimensioni, dove una media di 8.220 morti l’anno, tra il 2002 e il 2004, è da attribuirsi agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di PM10 superiori ai 20 μg/m3.In 27 dei 54 siti di interesse nazionale per le bonifiche, il CNR svolge - tramite 16 Istituti - attività di ricerca sulle tecniche di monitoraggio ambientale, sui metodi e strumenti innovativi per le bonifiche dei siti inquinati, sulla valutazione dello stato di salute delle popolazioni. Oltre a Porto Marghera, i siti più studiati sono quelli sardi del Sulcis-Iglesiente, quelli siciliani di Augusta-Priolo e Gela e quelli pugliesi di Taranto e Brindisi. Per la zona di rilascio incontrollato di rifiuti in Campania, il CNR ha contribuito al lavoro realizzato dall’OMS per la Protezione Civile, individuando in un gruppo di 32 Comuni a maggior rischio una correlazione con i dati di mortalità e di prevalenza di malformazioni congenite nei nati.

Il caso Gela ad oggi è stato anche oggetto di importanti studi finanziati dai governi tra cui il progetto Sebiomag del CNR diretto dal Dott. Fabrizio Bianchi che da anni è impegnato negli studi relativi alla correlazione tra inquinamento e ambiente in questi territori.

Una premessa comunque importante oltre che certificata da organi quali l'OMS che ci permette di capire nella sua globalità come il problema Gela sia molto piu grande della realtà praticata in questo territorio dove oggi occorre cercare di prevenire il grave problema sanitario, attraverso l'istituzione di istituti di ricovero e cura a carattere scientifico per Patologie da Industrializzazione previsti anche dal Decreto Legislativo16 Ottobre 2003, n° 288. Tali strutture permetterebbero alla popolazione del Gelese dopo 40 anni di sacrifici immani di poter fare finalmente Prevenzione, Diagnosi e Cura per le patologie in oggetto.

Tutto questo in linea con l'art 32 della costituzione dove La Repubblica dovrebbe tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e nell' interesse della collettività, e garantire cure gratuite agli indigenti. Nel caso Gela però da un lato abbiamo il garantismo di strutture sanitarie semplici, dove ipoteticamente vi è la presenza dello stato, mentre dall'altro non si è mai considerata la salute riguardo l’uomo anche nella sua dimensione sociale, inserito in un contesto ambientale la cui protezione in questo caso risulta sicuramente compromessa con una prospettiva riduttiva riguardo la concezione del diritto alla salute inteso come diritto dell’uomo ed all’assistenza sanitaria.

Non rifacendomi comunque anche alla normativa europea che certamente è di vostra conoscenza ribadisco l'importanza di un finanziamento pubblico da parte del vostro Governo per la costruzione di un IRCCS dedicato alle patologie da industrializzazione nel nostro territorio,logisticamente votato anche allo sviluppo trans mediterraneo ed alla cooperazione tra i popoli dell'area in questione,un atto di indirizzo che rappresenterebbe sicuramente per la nostra realtà una piena volontà da parte delle SS.VV di garantire la salute anche per le generazioni future.

Con Osservanza ed in attesa di una vostra colgo l'occasione per porgere cordiali saluti.

Maurizio Cirignotta

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